“Siamo abituati all’idea di utopia come luogo immaginario, spesso appartenente ad una realtà alternativa, irreale. Che succederebbe, però, se si provasse davvero a realizzare un’utopia? Come si trasforma concretamente una fantasia onirica, un progetto ambizioso, in realtà?”.
Da queste domande è partito Dan Hancox, giornalista del The Guardian, per raccontare Marinaleda, piccolo centro agricolo a circa cento chilometri da Siviglia, noto al mondo come città dell’Utopia. Qui infatti, negli anni Ottanta, è stata fondata una comunità basata sulla vita cooperativa, secondo un modello di città ideale che antepone i vincoli di solidarietà sociale agli interessi economici. Perciò il reportage di viaggio del giornalista inglese in questa affascinante piccola città si intitola Il villaggio contro il mondo.
Appena pubblicato anche in Italia da Lastaria Edizioni, il libro testimonia un’elevata qualità della vita a Marinaleda dove il mutuo costa 15 euro al mese, la disoccupazione è solo al 5% (contro il 34% dell’intera regione dell’Andalusia) e la criminalità sembrerebbe praticamente inesistente. E dove una domenica al mese tutto il vicinato si attiva per ripulire il quartiere.
Il sito del comune, molto essenziale e decisamente blasé, ha un menu diviso in cinque sezioni, alcune delle quali piuttosto originali nel panorama del web amministrativo: lotte, socialdemocrazia, feste e utopia. E sulla rete si affollano le pagine web che propongono di trasferirsi in questo paradiso al centro dell’attenzione mediatica internazionale per l’incredibile risposta che la comunità ha saputo attivare rispetto alla crisi che attraversa il nostro sistema economico. Il sindaco, Juan Manuel Sánchez Gordillo, che sorride in fondo alla home page in camicia a quadretti, è in carica dal 1979 ha promosso e condotto in porto occupazioni di terreni, politiche urbanistiche socialiste, infrastrutturazioni imponenti e accessibili da tutti, costruzione di un welfare in stile Nord Europa, il tutto con costante attenzione ai temi delle energie sostenibili. E senza mai lasciare il suo posto di professore di storia alle scuole superiori, perché se no che Utopia sarebbe.