Testo e foto di Isabella Mancini/

La sedia, Joseph Kosuth San Gimignano

In una piazzetta tre amori: la natura con la sua imponenza secolare, l’arte con la sua immediatezza di emozioni, e la poesia con un verso tratto da Immagini di città di Walter Benjamin. Siamo a San Gimignano, vicino al Museo Civico, la chioma dell’anziano bagolaro svetta imponente oltre il giardinetto, tra le sue foglie si intravedono le torri, su, in cima alla collina. Joseph Kosuth ha inciso la pietra serena, 35 metri per riportare un passaggio che Walter Benjamin, nel 1925, aveva dedicato a San Gimignano nel suo libro, collezione di articoli e reportage che l’intellettuale aveva dedicato alla città toscana come a Napoli, Parigi, Marsiglia e soprattutto Mosca. “Là dove si può stare in piedi, ci si può anche sedere.” leggiamo aggrappato al muro che guarda il bagolaro silente “Non soltanto i bambini, ma anche le donne hanno il loro posto sulla soglia di casa, a stretto contatto con la terra, le sue tradizioni e forse le sue divinità. La sedia davanti alla porta è già segno di innovazione cittadina. Dell’inaudita facoltà di star seduti al caffè, poi, si avvalgono unicamente gli uomini”. Un affresco antropo-sociologico che graffia con la realtà odierna di questa piccola città dove numerosi artisti, scrittori, pittori, scultori, nel passato, hanno scelto di vivere. Oggi graffia perchè è difficile pensare di trovare, nonostante il caldo bianco di questa estate, ancora donne, uomini e bambini sull’uscio di casa seduti su una sedia. Dalla rocca però la notte, quando la luna è piena, si può vedere lontano, tra filari di viti pettinate e campi di grano, il silenzio è denso e profondo come un sogno di bambino e si può ancora godere delle immagini raccontate dall’arte, dalla storia, dalla scrittura e dalla natura.

BAGOLARO