Testo e foto di Tommaso Chimenti
C’è un’anima barricadera, fatta di navi e corde, di funi e mani di sale, immerse a seccare baccalà. C’ è un’anima rossa di bandiere a sventolare e un orgoglio difficilmente reclinabile e cedevole. C’è un’anima di mare anche quando il mare non lo vedi ma è sbocco naturale per i pensieri che si tuffano nell’Oceano per andare, correre, soleggiare, nuotare tra le onde aperte, pericolose e libere. Non lo puoi costringere il popolo portoghese, al limite si rannicchia e canta, armonioso ma non servile, nostalgico di un qualcosa che, forse, non c’è comunque mai stato, un sentimento che ricorda, col magone, miracoli e sogni forse mai desiderati fino in fondo, mai sognati per davvero. E’ questa condizione di sospensione tra un presente immobile da cavalcare e un passato neanche così glorioso ma messo nella vetrina, lucidato per fare da contraltare ad un oggi che si nasconde, ad un attuale che si cela.
Ci sono le vele e il porto, e Pessoa e Saramago e Cristiano Ronaldo onnipresente nelle magliette insieme ai galli. Per salire sul tram numero 28 bisogna essere agguerriti, con il pugnale di Mompracem tra i denti e tanta voglia di stare in piedi. Una lingua con le sillabe finali scivolose e cadenti come stelle agostane e quel suono sdrucciolevole che tracima e trascina in un canto involontario che diviene nenia e culla, pendolo e melodia, amaca ed altalena. A Lisbona ci si perde tra le viuzze labirintiche, nel saliscendi continuo di pendii e scalinate che fanno scrocchiare le ginocchia, muri colorati di una vitalità debordante che si trasforma in murales e disegni che gravitano sulla città, esplodono giocosi, frusciano frizzanti agli angoli delle strade. E naufragar m’è dolce tra queste colline-dune a rincorrersi di curve.
Dall’altra parte del ponte si apre Almada con il Cristo ad accoglierti. Sono qui al Festival teatrale, pieno, solare, vivo, emancipato, spumeggiante, brioso. Un cargo pieno di container sta attraccando, do un morso al soffice e croccante Pasteis de nata, il dolce con il latte alla portoghese, mentre il bianco del Padrao dos Descobrimentos trafigge nel guardare quelle facce, una ad una, volti immobili che sembrano osservarti come quella fotografia in bianco e nero dietro il vetro della bacheca ne “L’attimo fuggente”. E paiono dirti, nel loro muto silente discorso interiore: “Carpe diem” con la emme allungata fino all’Africa, fino alle Americhe.
Un respiro ed è già Atlantico.