Testo e foto di Sandro Abruzzese
In Veneto, da un po’, c’è aria di buona musica. L’Associazione Baldo Fest del vecchio amico Leo Pericolosi ancora una volta ci ha visto giusto. L’idea si chiama Orchestra Multiculturale del Baldo-Garda. Per chi non lo sapesse, il Baldo è la cresta di terra a nord di Verona che pianta le sue radici nel lago più grande d’Italia: il Benaco dei romani, meglio noto col nome di Garda. Il monte si alza a circa duemila metri e, a est, scende attraverso i suoi conoidi nella Val’d’Adige. Un solco profondo centinaia di chilometri divide due mondi: quello germanico e il mediterraneo. Ma noi siamo qui per qualcosa che unisce, che – quando riesce bene – fonde.
Se il Baldo Fest cercava qualcosa che aiutasse a scavalcare le barriere, direi che lo ha trovato. Quello che ho visto e ascoltato al Teatro sociale di Rovigo, grazie all’attenta programmazione del jazz club locale, coglie in pieno le aspettative.
La passione dei maestri Marco Pasetto e Tommaso Castiglioni ha costruito un gruppo che pian piano prende forma manipolando la musica del mondo. C’è il Sudamerica, la Lapponia, l’Africa. C’è un unico genere, quello umano.
Le mani di dio, il portento della Guinea. Il suo ritmo, la sua potenza ti entrano nel petto e finiscono per bussare alle ossa. Ti suona nel cuore questo ragazzo, e canta. Canta una nenia di un’altra terra. Oppure di tutta la Terra del mondo.
Il liuto arabo di Hamza Sellami
Il liuto arabo di Hamza Sellami vibra, ha il suono dell’altra sponda del mediterraneo. Suona, Hamza, e ogni tanto sorride a Roberta, la sua compagna siciliana che lo osserva. L’Algeria la porta appresso, la condivide attraverso i suoi polpastrelli.
Carlos Cuesta
La linea ritmica di Carlos indica la strada, i fiati si attorcigliano, salgono e scendono. Anna riempie il petto e, a ruota, segue. Osserva piena di concentrazione il direttore d’orchestra, e soffia le note precise dentro il flauto: lasciati andare Anna.
La danzatrice
La corista scalza, coi piedi bianchi sul marmo, dice che ha caldo. Forse il freddo allenta la tensione. Fatto sta che si lancia in una danza e il suo corpo non sembra più suo. Il suo corpo è un’onda. Allora Pasetto imbraccia lo strumento a fiato e svisa, corre con le dita sul corpo di questa giovane danzatrice e il pubblico capisce, applaude, annega.
Abbraccio Sergio Pesca, percussionista e, in più, vero amico. E’ una stretta che serve sempre, quando ci si è divisi la vita.
La musica è immediata, trascende, penso mentre attraverso il Grande Fiume per tornare a casa. Sul ponte una grande massa d’acqua, carica di detriti, spinge verso il Delta, verso la foce. Stasera anche l’acqua trova il suo passo, un corso lento, che detta il ritmo. Stasera anche il Po, che divide e unisce, a suo modo, suona una nenia dalle Alpi verso l’Adriatico che arriva a fondersi a mescolarsi con i Balcani, la Grecia: tutto il nostro vecchio mare, fatto di contrasti e di mille storie d’incontri.