Istruzioni per il disegnatore, romanzo d'esordio di Roberta Bergamaschi

Istruzioni per il disegnatore, romanzo d’esordio di Roberta Bergamaschi

Roberta Bergamaschi qualche tempo fa ha esordito nella narrativa con un romanzo intelligente e raffinato. Edito per la collana I libri dello Zelig – Mobydick editore, questo libro colpisce per il senso di misura delle sue parole, per l’incedere chiaro, rigoroso e un intreccio davvero interessante.

La storia dei protagonisti Marguerite e Moustache, per contrappasso, è quella della mancanza di parole, dell’incomunicabilità. Lavorano entrambi, con ruoli diversi, a un manuale di lingua francese per ragazzi, e i personaggi «messi in scena da una misteriosa Autrice», corretti dalle istruzioni di Marguerite per il Disegnatore, prendono vita portando alla mente i Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello. In fondo si tratta di un meta-libro. Un po’ come se qualcuno strappasse quel cielo di carta proprio mentre Oreste stesse per vendicare la morte del padre, sempre per dirla con l’agrigentino autore de Il fu Mattia Pascal.

Istruzioni per il disegnatore è un libro dotato di grazia e leggerezza, pervaso da una amara ironia. E questo ricorda Calvino. E’ un libro che parla di chi non sempre riesce a prendere la vita per il verso giusto. Parla del tempo e dei fallimenti, dell’egoismo e di una certa grammatica dei corpi e dei pensieri, che è grammatica dell’amore. Lo fa con consapevolezza. Suona note stonate, vibra colpi, avendo cura di risparmiare il dramma e il lieto fine. E’ come se chi scrive avesse ben chiaro che sarebbe inutile condividerlo fino in fondo, il dramma. E’ come se Roberta Bergamaschi dicesse che tanto, alla fine, ognuno rimane solo con la sua vita infilata al contrario, con gli errori, le incomprensioni, col suo dolore. E questo è il Buzzati de Il deserto dei tartari.

Nella selva del mondo editoriale italiano il lettore è chiamato a un ruolo di ricerca sempre più attivo. Chiunque voglia scovare lavori di qualità rischia di rimanere preda di un’editoria attenta alle vendite, come è giusto che sia, a scapito del coraggio. E allora mi piace scrivere di questo piccolo libro elegante e sornione, della sua qualità.

Sandro Abruzzese