di Letizia Sgalambro, counselor

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Ogni volta che si parte è fondamentale sapere con chi ci si decide a viaggiare: se da soli, oppure in coppia, con un gruppo di amici o un viaggio organizzato.

Qualsiasi sia la scelta, difficilmente pensiamo ai compagni che sono sempre con noi: i nostri diversi personaggi interni. Nessuno è un monolite, pezzo unico indivisibile; dentro di noi convivono molteplici io con caratteristiche a volte anche in contrasto fra di loro e solo se abbiamo il coraggio di incontrarli e farci amicizia riusciremo a farli convivere in armonia.

Emozioni, bisogni, desideri, sogni. Quante volte sentiamo di provare sensazioni diverse a seconda di dove e con chi siamo, quante volte non ci siamo riconosciuti in ciò che dicevamo o facevamo e avremmo voluto prenderne le distanze?

Sono le nostre parti più nascoste che chiedono voce, chiedono di essere viste e riconosciute. Ci può essere ad esempio una parte estroversa, capace di fare amicizia con tutti con facilità, ma anche una parte chiusa e timida, gelosa della sua interiorità. E ancora una parte scorbutica facile all’ira e un’altra capace di mantenere la calma anche nelle situazioni più complesse. Qualcuno potrebbe parlare di schizofrenia, ma non è così, il poeta Walt Whitman ha descritto perfettamente questa situazione: “Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono grande, contengo moltitudini.”

Cominciamo a fare la conoscenza delle nostre moltitudini, diamo un nome ad ognuna di loro, magari prendendo a prestito personaggi esistenti o di fantasia, in modo da poterli analizzare e accettare meglio. Diamogli un nome, cerchiamo le loro immagini, facciamo la lista delle caratteristiche che posseggono. Ad esempio, alcuni dei miei amici interiori sono: Pippi Calzelunghe quando il mio entusiasmo prende i sopravento e mi butto in qualsiasi tipo di avventura, Dinamite Bla quando proteggo la mia miei confini con il fucile spianato, Ipazia quando la voglia di sapere mi guida alla ricerca della conoscenza, la piccola fiammiferaia quando mendico affetto, e tanti altri ancora. Se riconosco tutto questo, riconosco che io sono anche altro, colei che riesce a vedere i personaggi, e questo mi permette di non esserne poi così identificata quando me li sento agire dentro. Mi serve per farci pace, per togliere potere alle parti di me che meno amo ma che mi appartengono, a trovare la luce anche dove fin’ora ho visto solo ombre. Mi serve anche per non farli agire a mia insaputa. Sappiamo bene che ciò che neghiamo di noi non sparisce ma continua ad agire, e se non lo guidiamo combina a volte dei bei guai…

Riconoscere quindi i nostri personaggi, insieme alla decisione della direzione da prendere (avete iniziato a sognare?) è uno dei passi fondamentali per il viaggio al centro dell’Universo.

Buona strada!