A piedi sulla strada ferrata
di Giuliano Guida
Ore 18,00 circa del 6 luglio 2012, il treno regionale 6046 in entrata alla stazione di Maniago, deraglia a causa di uno smottamento provocato dalle forti piogge, la linea è la Sacile-Gemona del Friuli, a bordo viaggiavano il solo macchinista ed il capotreno, fortunatamente illesi.
Da allora, sulla storica Pedemontana del Friuli attiva dal lontano 1930, che unisce la cittadina di Sacile (Pordenone), a quella di Gemona del Friuli (Udine), i treni hanno smesso di viaggiare, nonostante il danno alla linea sia stato ripristinato in poco tempo.
Amanti del viaggiar lento in modo sostenibile e compatibile, che sia in bici, a piedi, o in treno, io e l Claudio abbiamo deciso di percorrere a piedi calpestando tutte le traversine, i 75 km della linea che separano Sacile da Gemona. Spinti anche dalla grande passione che abbiamo entrambi per le ferrovie e dall’amara constatazione che negli ultimi anni sono sempre di più le linee “minori” che FS decide di chiudere. Quasi tutte, guarda caso, con la stessa strategia politica (sempre meno corse nel tempo e ad orari impossibili), le stesse motivazioni e sempre più a favore dell’alta velocità.
Cosicché, dopo alcune ricerche in internet, dove ci siamo resi conto del grande impegno e interesse della popolazione locale per la riapertura della linea, ed un paio di post che illustravano la nostra idea sulle bacheche dei loro comitati, carichi di aspettative ed emozionati per la nuova avventura, siamo partiti sotto il sole cocente dei primi giorni di giugno.
L’esperienza è andata oltre le nostre più rosee aspettative, in molti ci hanno contattato, numerosi sono stati gli incontri lungo il percorso e qualcuno si è anche unito a noi nella camminata: Stefano di Tarvisio per quasi tutto il percorso e Davide di Osoppo per l’ultima tappa. Stampa locale, istituzioni, pendolari, tecnici o semplici appassionati delle ferrovie, tutti in un modo o nell’altro, ci hanno incoraggiato e sostenuto, ma soprattutto ringraziato per aver attirato di nuovo, con la nostra piccola impresa, l’attenzione verso questa linea.
Il viaggio, che avevamo programmato in quattro tappe, diventate poi cinque per i moltissimi appuntamenti presi lungo il percorso, ha arricchito il nostro bagaglio di esperienze, deliziato la vista coi suoi splendidi ed a volte magici paesaggi e le sue pregevoli opere architettoniche, rafforzato sempre più il nostro animo nomade, ma soprattutto ci ha regalato amicizie vere, di quelle che difficilmente finiscono.
Si torna così alla routine quotidiana, coscienti del fatto, ed ora sempre più convinti, che le linee “minori” in questo Paese sono importanti allo stesso modo di quelle principali, sempre più votate al profitto ed alla velocità, dove ormai non si è considerati viaggiatori ma clienti a cui vendere un prodotto. Tutto ciò col tempo porterà a perdere quell’immenso patrimonio culturale e sociale legato ai posti ed alle persone che si trovano lungo linee come questa, che FS definisce “rami secchi” e che noi invece vogliamo ridefinire come “il cuore pulsante che da’ linfa vitale all’intera rete ferroviaria italiana”.