Testo di Rossella de Palma, foto di Nicola Pappalettera/

Trani. Terra di mare, di coste frastagliate e mare infinito, incendiata dal sole. Terra di tacco e scacco. Terra di amori e passioni, terra di storie e tradimenti. Terra di arte e chiese che popolano gli angoli più remoti di strade dimenticate. Il castello che si affaccia sul mare. Il mare su ogni cosa, limpido, chiaro, lucente.

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E’ la Cattedrale che lascia senza fiato. Muti la guardano tutti, turisti e cittadini, i più vecchi cittadini che ne assaporano ancora la grandezza sempre come fosse la prima volta.

Si affaccia, forte e coraggiosa sul mare e si appoggia su due cripte; nella prima si conservano le reliquie di S. Nicola il Pellegrino, mentre l’altra invece è dedicata a Santa Maria della Scola, al di sotto troviamo l’apogeo di San Lucio, nonché primo patrono della città. Quest’ultimo, in passato era utilizzato come carcere, dopo il restauro è utilizzato come museo.

Le piazze stupiscono, ancora capaci di creare gruppi, amici. Il vociare sembra quasi una musica allegra. Durante l’estate affollata di turisti, la moltitudine dei turisti tedeschi poi la guardano con amore e ammirazione anche se nessuna guida sta li a spiegar loro cosa o chi ha fatto quello e questo.

Spesso l’hanno dimenticata. Spesso l’hanno criticata. Spesso l’hanno pure affondata.

Alle volte è difficile farsi ascoltare da chi la guida, spesso ci si dimentica dei meriti dei suoi figli, spesso le bandiere politiche non mirano all’intento di farla crescere sempre di più.

Capitale di antichi regni e culla di civiltà lontane, Trani ha una storia che si perde nella storia stessa. Una città in cui arte e modernità si fondono con il mito e la tradizione. Una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni. Un nome che la lega alla mitologia greca. Una Cattedrale simbolo di una grandezza da riscoprire, da far rinascere dalle ceneri.

Innamorata e fedele, nuda e calda, calda come chi la abita.

Esco ogni mattina e ogni mattina la incontro. E’ sempre assolata ed è sempre molto bella. Anche quando è infuriata. Anzi oggi forse lo è ancora di più.

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