Foto di Luca Grillandini
Oltre la metà delle popolazioni nei paesi in via di sviluppo vive negli slum, baraccopoli, sotto stretta minaccia di sfratto, vessati dalla criminalità, stretti dall’inquinamento con un’urbanizzazione selvaggia e fatiscente. Qui siamo a Kumasi, seconda città del Ghana, capitale del popolo Ashanti. Il suo cuore batte come un tamburo nel grande mercato di Kejetia le cui merci attraversano in lungo e in largo tutta la città rendendola un grande mercato a cielo aperto. Ad un ora da Kumasi il bellissimo Lago Bosumtwe, primo lago del Ghana per grandezza.
Dakwadwom and Akwatia sono due delle aree periferiche della città dove negli anni si sono andanti ad accatastare decine di migliaia di abitazioni, in calcestruzzo ma in gran parte in legno, piccole baracche, senza servizi igienici, che sono collettivi e a pagamento.
I rifiuti vengono gettati a due passi dalle abitazioni e spesso bruciati, rilasciando diossina e altri gas tossici. Non esiste un sistema idraulico funzionante e nemmeno quello fognario. Degli abitanti di quest’area solo il 3% è impiegato in lavori tradizionali la gran parte invece lavora nel settore informale: la maggior parte sono migranti interni, proengono dalle campagne, dal nord del paese, in cerca di una chance.
A meno di un ora vivono i sessanta bambini ospiti dell’orfanotrofio Columbus, gestito da un pastore pentecostale, che si occupa in tutto di 200 ragazzini, tra quelli che seguono la scuola, quelli che non hanno più una famiglia, quelli che sono soltanto poverissimi. Un saluto da Kumasi con la loro voglia di studiare e cercare un futuro migliore.