Testo e foto di Daniela Capoferri
Bria è un villaggio al nord est di Bangui, in Repubblica Centrafricana.
Come ci sia finita io, con le scarpe da tennis bianche e dei vestiti assolutamente inappropriati, ancora me lo domando. La riposta in realtà è semplice, basta guardare il badge che porto al collo. Sono una dei tantissimi cooperanti che la Repubblica Centrafricana sta accogliendo. Sono qui perché devo documentare come progredisce il progetto della mia ONG, ne devo immortalare i risultati, devo far in modo che quello che qui viene fatto, e anche bene, sia reso noto.
Però faccio fatica a concentrarmi perché intorno a me ci sono una ventina di piccoli mocciosi, a piedi nudi, che mi seguono da lontano.
Non si avvicinano, hanno raccontato loro che non bisogna fidarsi di chi ha la pelle bianca. Io oggi sono il loro “Uomo Nero”.
Parlano il sango, l’idioma che unisce tutti i centrafricani e che io, chiaramente, non conosco. Io sorrido, in fondo posso solo fare questo per convincerli della mia bontà.
E poi lei mi si avvicina. La sorella tra le braccia. Che età abbia non lo so.
Ho imparato che in Centrafrica la fatica si deposita sul cuore, sui gesti lenti, ma non sul viso. A trentanni ne dimostrano diciassette, a cinquanta al massimo una trentina. Ma a sei diventano già le responsabili della sorellina di tre mesi.
Quindi Adama* potrebbe averne sei come dodici.
Adama accompagna la madre, una delle beneficiarie del progetto di COOPI, dove verranno costruiti tre stagni che permetteranno a 80 famiglie di avere un dieta equilibrata.
“Beneficiari”. Che brutto modo di definire i destinatari di un progetto. Bisognerebbe lottare perché si smettesse di chiamarli cosi, perchè davvero, a essere centrafricano oggi, come ieri, non c’è nessun beneficio da trarre.
Cammino, seguo il corso d’acqua che verrà deviato per costruire gli stagni. Inciampo, il fango ricopre ormai le mie scarpe. Loro, i piccoli, mi seguono, a piedi nudi, ogni passo più vicini.
Mi giro, sorrido e mi dimentico del fango, del caldo, della paura dei serpenti e di tutto il resto. Loro sono lì con me e si sono già dimenticati che ho la pelle di un altro colore.
*nome modificato