Cartolina di Pamela Cioni

Ad Alessandria d’Egitto, si sa, c’è la biblioteca. La prima biblioteca del mondo, andata distrutta in un incendio nel 600 circa. Oggi è un maestoso edificio che si affaccia sulla Cornice (il lungomare) e splende, con le sue forme rotonde, e i disegni di specchi, vetri e ferro. Bellissimo dentro e fuori. Ad Alessandria, mi dicono, ci sia stata la prima proiezione cinematografica dopo quella dei Lumiere a Parigi. Non ho avuto voglia di verificare. Mi sembrava bellissimo che fosse questa città e l’Egitto ad avere questa specie di post primato. Ad Alessandria c’è anche un tipico tram che la attraversa. Anche se nascosto e quasi schiacciato da un traffico che è secondo solo a quello del Cairo. In onore di questo mezzo di trasporto esiste Radio tram, una radio web che nasce dopo la rivoluzione e continua ancora oggi a produrre programmi e ad essere un punto di rifermento per la città: 500mila i contatti su facebook. La storia e l’innovazione, il mito e la cultura moderna. Questa città è ancora tutto questo. Ma oggi, come in tutto l’Egitto, il tram del cambiamento sembra essersi fermato. E’ da questa città che partono le navi per l’Europa, che proliferano gli scafisti, è qui che aumenta sempre di più il numero dei rifugiati siriani che arrivano nel paese e non riescono più ad uscirne, se non con mezzi illegali. Ed è qui, dove sono nate esperienze all’avanguardia, che più che altrove si percepisce la disillusione e il disincanto e radio tram, ad esempio, iniziata con intenti politici, oggi trasmette principalmente musica e programmi di intrattenimento, appena appena virati al sociale. Dopo un primo momento in cui tutto in questo paese era politica e rivoluzione – dal teatro alla musica, dal giornalismo all’associazionismo, oggi le persone, soprattutto i giovani, sembrano come bloccati, congelati. Molti se ne vogliono andare e quelli che rimangono tengono, per così dire un profilo basso. “Fare politica” oggi è diventato un rischio molto più concreto che non ai tempi di Mubarak. Gli attivisti, quelli che ancora si definiscono tali, vengono messi in galera senza tanti complimenti, o perseguitati, minacciati. Costretti ad andarsene loro malgrado. I giovani, che hanno pagato e stanno pagando un tributo altissimo alla Rivoluzione che fu, sembrano spaventati e stanchi. Sono impressioni, le mie, captate da discorsi, laconici e poco convinti riguardo all’attivismo, riguardo a cosa si aspettano dal futuro. Nessuno si sbilancia. Ti dicono solo che ora si sta male. Si sta peggio. E anche se la biblioteca è lì e guarda il mare, il tram passa e la cultura e l’arte continuano ad essere un tratto distintivo di questa città, qualcosa sembra essersi spento dentro e speriamo che non debba riaccendersi con un incendio.