100 opere di arte sacra, tele, sculture, materiali archeologici. Tornano visibili, a L’Aquila, i tesori del Museo d’Abruzzo. Il sisma del 2009 ha reso inagibile la fortezza cinquecentesca dove aveva sede. Da allora, sei anni fa, si è dovuto aspettare fino alla fine di questo dicembre per poter riaprire una nuova sede espositiva nell’ex mattatoio comunale. Opere strappate alle macerie, gravemente danneggiate, almeno il 75% di esse, che fanno oggi ripercorrere un lungo arco temporale che sembra essere stato scavato tra la città abruzzese e la memoria di se stessa. Il Museo restutuisce un angolo di ristoro in un contesto della ricostruzione ancora lento e lontano dall’aver raggiunto degli obiettivi importanti. L’esposizione multidisciplinare va dalla paleontologia, grazie ad uno scheletro di Mammuth, fino al XVIII secolo con opere come la pala con la Madonna e santi di Giovanni Paolo Cardone, proveniente da una chiesa distrutta, oppure il duecentesco Cristo deposto proveniente dal Duomo di Penne, o il trittico di Beffi, capolavoro tardo gotico, e quattro dipinti di Mattia Preti che facevano parte della collezione Cappelli insieme ad altre tele del Seicento napoletano. Altre opere restaurate, ma non ancora esposte, si trovano nei depositi del museo preistorico di Celano, che già all’indomani del terremoto era diventato una sorta di pronto soccorso per le opere danneggiate. Massimo Cialente, sindaco della città, nel messaggio di auguri di fine anno ha dichiarato che il 95% della periferia della città è stata ricostruita ma che per il centro storico i lavori andranno avanti, almeno fino al 2019. Adesso è la crisi economica a far paura: il 27% degli aquilani è in cerca di lavoro, la cassa integrazione è in crescita e le attività produttive sono in difficoltà.
Che il 2016 porti buone nuove a questa città.