DSCN2425La Pasqua racchiude in sé due simbologie fondamentali: la morte e la rinascita.

Quest’anno, purtroppo ci riconosciamo molto più nel primo elemento e facciamo una gran fatica a vedere il secondo.

La strage di Bruxelles, l’incidente delle studentesse Erasmus,  la folla di profughi che bussa invano alle nostre porte, la guerra in Siria,i ragazzini morti  allo stadio in Iraq , tutte quelle guerre che non ci raccontano neanche ma che fanno morti di serie B tutti i giorni…  pensare all’immagine del Cristo sulla croce, a quel Dio che è morto e che muore ogni giorno è molto facile.

Più difficile è trovare un motivo per pensare alla rinascita, alla resurrezione. In momenti come questi sentiamo tutti che molte delle parole che solitamente usiamo per dare speranza suonano vuote, inutili, coperte di un velo di buonismo che stride troppo con la realtà.

E allora cosa dobbiamo fare?

Io sono convinta che nonostante tutto si debba  ancora, con forza e caparbietà, tenere accesa la luce della speranza. Un lumino forse fioco, un tizzone di un fuoco che è quasi spento, un germoglio che fatica a nascere, ma che in ogni caso c’è. Non possiamo farlo spegnere perché è da lì che ci può essere un nuovo inizio.

La vita procede sempre, al di là tutto, a volte anche contro ogni nostro credo. La vita va avanti ed è a questo che dobbiamo aggrapparci, è questo il senso delle resurrezione.

E perché non restino parole vuote prendiamoci l’impegno di essere i primi a modificare qualcosa di noi per portare più pace nelle nostre vite e in quelle di chi ci sta accanto. Bastano piccoli gesti, una telefonata a che non sentiamo da tempo, un sorriso ad uno sconosciuto, una visita ad un amico che sappiamo solo.

Facciamo scendere il Cristo dalla croce, celebriamo il coraggio di chi non vuole darsi per vinto. Solo così la rinascita può avvenire e quella luce fioca diventare guida del nostro cammino.

di Letizia Sgalambro