foto e testo di Giovanni Mereghetti

 

“La sindrome da burnout è l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d’aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere”.

Il network Wikipedia è chiaro nell’esposizione del concetto della malattia. Ma è solo una riduttiva descrizione redatta da terzi o da medici specialisti. Da chi il burnout lo cura, e a volte prova a prevenirlo. Esserci “dentro” è un’altra cosa.

È una sensazione terribile, spesso indescrivibile, quella che si prova quando il burnout ti viene a cercare. “Bruciati dentro”, non è solo la traduzione letteraria di un termine inglese. Viverlo significa sentirsi schiacciati dal cielo che sta sopra le nostre teste. Grandi, ma anche piccoli problemi che avvolgono la mente e ne prendono il sopravvento. Si perde il controllo dei comandi primari, vani sono i tentativi di riordinare le idee. È l’impotenza di un pilota alla consolle di un jet che sta per precipitare.

Burnout

Scrivanie infuocate come un campo di battaglia. Ovunque regna il caos che trasforma inesorabilmente la mente, rendendola debole e incapace di ogni azione.

Ricordi di tempi passati cambiati e forze interiori esaurite. Lo sforzo è enorme per prendere fiato, per rubare alla natura ancora quel poco di aria di cui hai bisogno, ma che ti viene negato.

Si scalavano montagne come maratoneti dei cieli. Sempre di corsa, e senza mai essere dubbiosi o in debito di forze. È forse il destino di un mondo che deve cambiare a tutti i costi, forse per lasciare spazio alla crudeltà del progresso che apparentemente porta benessere. Ma che dentro di noi invece, accende fuochi incontrollabili che portano alla distruzione totale. Alla follia.

La lotta si fa sempre più ardua, a volte si sente il bisogno di urlare verso una forza gravitazionale che opprime e inizia a rosicchiare anche le carni di un corpo ancora verde.

Ma è solo stanchezza, un lieve cedimento. Capita.

Burnout

Massima allerta, nulla è affidato al caso. Non si accettano i cambiamenti negativi. Dentro c’è ancora energia, il vulcano è ancora attivo. Si lotta con se stessi, si piange, ci si dispera con il mondo e con nessuno. Una fantomatica lotta contro un nemico invisibile che ti costringe in gabbia. Ci si aggrappa alle sbarre, ma ci si accorge che le mani scivolano e che il fallimento è quasi totale.

Spesso ci si sente vicini allo stallo, che sarebbe una fine senza ritorno. Manca l’aria, si boccheggia, si soffoca. I comandi del corpo non rispondo più. E non sai capirne il motivo. La disperazione è totale e il silenzio si fa sempre più assordante.

Il cielo sempre più lontano, la terra sempre più vicina. Aspetti il tonfo finale da un momento all’altro. Un botto che fortunatamente non arriva ancora. Chimica bizzarra che ripara le falle di una testa borderline. Pastiglie come correnti ascensionali che ti risollevano e ti fanno riprendere quota. Quel tanto che basta, per sopravvivere ancora.

Gabbiano di un tempo, felice sopra le cime dei monti vicini. Vecchia carcassa volante di oggi, avvolta da turbolenze senza fine. Ma quale sarà il destino di noi uomini del terzo millennio?

Vergogna, debolezze senza senso, umori alterni, sguardi perduti nel vuoto, sensi di colpa per colpe inesistenti. Pose sguaiate, traffico nella testa, sguardi che non s’incrociano con nessuno. E poi, chiudere gli occhi per un grande sonno.

Al risveglio il trillo insopportabile di una speranza ormai sciolta dal calore delle fiamme che bruciano dentro. Un fuoco inesorabile che non si spegne mai.

La società che crudelmente va avanti e non ti aspetta. E ti senti sempre più uno scarto, un essere umano destinato alla deperibilità della finta natura di cartapesta. Un nuovo paziente delle discariche immorali che il mondo dell’avere sta creando.

Ma c’è sempre una forza dentro di noi, a volte prestata o regalata dall’amore. Piccola, ma intensa. E allora, fragili e alleggeriti di ogni cosa, ci si ribella contro Golia per dimostrare che ci siamo ancora. Il tempo passa inesorabile e la battaglia si fa sempre più aspra e agonica, ma non è finita. È la vita che deve vincere, non il fuoco.

Si segue il sole, per un anno o più. E il cerchio sembra chiudersi, e lasciare spazio ad una nuova visione apparente.

Dicono che il fuoco distrugge ogni forma di vita per sempre. Ma si dice anche che la volontà dell’individuo e l’amore sono più forti di ogni forza del creato. Allora ci si guarda dentro e si prova a cercare, con non poca fatica, le forze rubate.

Burnout

Uno sguardo diverso, nuovo. Nel cielo tornano a brillare le stelle cariche di energia negata e di generosità. C’è anche una mano amica che ti viene a cercare. È solo per una carezza, ma che riscalda il cuore.

Risentire la terra sotto i piedi, il profumo dell’erba, la brezza frizzantina del mattino, l’armonia dei colori della natura. Ci si guarda allo specchio e si accenna un sorriso. Ma che importa se fuori piove, basta solo un bacio. E si ricomincia a vivere.

Burnout

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