Ci sono esperienze che pesano come macigni, un passato da cui è necessario distaccarsi e un futuro da ricostruire, reinventare. A volte per intraprendere questa enorme, difficile impresa è importante guardare alla propria vita come viaggiatrici solitarie approdate su un’isola sperduta, incontaminata, come sedute sulla riva di quel mare cristallino pronte ad accogliere lo spazio aperto, infinito, che si staglia davanti e intorno, e riempirlo di nuove intenzioni. Per riuscire nell’esercizio immaginifico, faticosissimo, di spezzare le catene che hanno tenuto troppo a lungo serrata, vincolata, soffocata la nostra libertà, i nostri più profondi desideri. I nostri più veri propositi.
Ci sono allora baie solitarie, atolli sconosciuti, isole inaccessibili che forse vale la pena raccontare, luoghi “altri” che custodiscono verità scomode, che tessano la trama di esperienze taciute, di solitudini opprimenti, di fughe inarrestabili. Che parlano di coraggio e determinazione, di forza e di inventiva. Trascorsi che trovano un approdo in spazi discreti, quasi nascosti, come quelli di Lucha y Siesta, nel cuore pulsante e popolare di una Roma tutt’altro che incontaminata. Un luogo pensato da donne per altre donne. Un rifugio e insieme un teatro di battaglie aspre e faticose, dove la lotta per se stesse diventa la lotta delle altre, per le altre. Entrare a Lucha Y Siesta significa lasciarsi travolgere da atmosfere rarefatte, da silenzi lunghissimi, da passi esitanti. Significa percepire chiaramente una presenza, senza riuscire a toccarla. Le donne che abitano Lucha y Siesta fuggono da situazioni difficili, a vari livelli e gradi, ma tutte, nessuna esclusa, hanno conosciuto la violenza. Donne, spesso minorenni o con figli a carico, che si chiudono una porta dietro di sé, definitivamente, per intraprendere una strada nuova, da sole. Lasciarsi tutto alle spalle significa, con le parole di Aurora, una donna di Lucha y Siesta, “fare quel salto da cui non si torna più indietro. Significa mollare casa lavoro città, tutto…e poi vai, tu intanto vai, però poi sei fuori.” Aurora parla di sé e di tutte le altre, restituisce con le sue parole il senso definitivo, quasi assoluto, di una scelta faticosa, che diventa la scelta. L’unica via possibile. La permanenza delle donne a Lucha y Siesta varia a seconda delle singole situazioni, sia da un punto di vista pratico sia psicologico: che si rifugino per poche settimane o anni, le donne di Lucha lottano ogni giorno per spezzare in maniera decisa le catene di un passato soffocante, per ricostruire un futuro privo di violenza, scevro da relazioni inquinate, per inventarsi nuove indipendenze economiche e sociali volte alla loro piena libertà, al rispetto di sé e della propria vita. Nel percorso di ricostruzione, rimuovere le macerie e immaginare nuove architetture è il primo passo per liberarsi dalle ombre del passato. A volte fare questo insieme ad altre donne, alimentarsi della determinazione che altri occhi esprimono, fa la differenza. E il tuo personalissimo edificio, diventa il palazzo, l’abitazione di tutte. Perché di tutte è la forza che ha permesso la nascita del tuo progetto a futuro: una nuova opera d’arte, salda, eretta verso l’alto, pronta a desiderare, riempirsi, scoprire. La convivenza nella casa, attraverso lo scambio e il confronto tra le donne, spesso preceduto da un primo periodo di adattamento, di solitudine e riflessione, è un importantissimo stimolo per ripartire, per rimettersi in moto su una strada finalmente aperta, libera. Non più serrata da argini irti e scivolosi, pericolosi, ma piuttosto immersa in una natura rigogliosa pronta ad unirsi al terso blu dell’orizzonte. Il progetto di Lucha y siesta non mira soltanto a dare ospitalità alle donne in difficoltà, seppur questo è un punto imprescindibile della sua esperienza. Piuttosto, è partendo dalla necessità di offrire loro un rifugio, calore e protezione, che si sviluppa un sistema virtuoso di accoglienza mirato a creare coscienza nelle donne accolte, così come nel territorio. Ecco perché Lucha y Siesta è anche luogo di aggregazione, di cultura, di discussione politica e sociale, di riferimento sul territorio per progettualità legate alla questione di genere. La lotta, personalissima, di ogni singola donna che abita gli spazi vuoti di Lucha Y Siesta è il seme di una lotta ben più grande che trova le sue armi nella condivisione, spesso tacita e solidale, di una violenza subita, qualsiasi essa sia, e nella capacità di trasformarla in un punto di rottura, di non ritorno sì, ma anche di un nuovo inizio.
La Casa delle Donne Lucha Y Siesta nasce l’8 marzo 2008, grazie alla volontà di un gruppo di femministe italiane, dal recupero e dalla valorizzazione di una palazzina degli anni ’20 di proprietà dell’Atac (l’azienda municipale dei trasporti di Roma) da tempo abbandonata. Oltre che essere un luogo di accoglienza abitativa e sociale al femminile che offre informazione, orientamento, ascolto ed accoglienza è uno spazio sociale di incontro e confronto, studio e inclusione, che è stato attraversato in questi anni da tantissime donne e dove storie diverse hanno potuto incontrarsi in un’intimità condivisa e autodeterminata. Lucha Y Siesta è anche però, unico nel suo genere e divenuto ormai un punto di riferimento nel panorama cittadino, un progetto politico che promuove nuove formule di welfare e di rivendicazione di diritti a partire dal protagonismo femminile ed è una delle risposte possibili, dal basso e grazie all’impegno volontario di altre donne, alla mancanza di quei servizi che il “pubblico” non riesce a fornire a sufficienza. Pur avendo avuto informali riconoscimenti dal mondo istituzionale, Lucha y Siesta non riceve finanziamenti e non può partecipare a bandi, resiste quindi grazie ai contributi volontari di chi crede nel progetto ed alle attività di autofinanziamento che organizza.
Per informazioni e contatti https://luchaysiesta.wordpress.com/
LUCHA è un lavoro fotografico a sei occhi, che tenta di indagare e restituire l’atmosfera e il silenzio del passaggio delle donne nella Casa. Abbiamo provato, coi nostri scatti, a raccontare quanto abbiamo visto e vissuto in questi spazi. Entrando in punta di piedi nel loro mondo e nella loro quotidianità, instaurando, col passare del tempo, relazioni più intime per permetterci di conoscere più a fondo le loro situazioni e comprendere appieno la determinazione e il coraggio che le anima e che caratterizza in maniera tangibile la Casa tutta. Attraverso due campagne di crowdfunding abbiamo realizzato prima una mostra, che è ora un materiale di Lucha Y Siesta a disposizione degli spazi interessati ad esporlo, e successivamente, collaborando con le tante realtà che vivono questo luogo, un libro che ne racconta la storia ed i progetti (http://www.roundrobineditrice.it/rred/scheda.aspx?bk=9788898715619 ).
Il nostro auspicio è che il lavoro fotografico serva a far conoscere Lucha Y Siesta attraverso il silenzio e i colori delle nostre immagini certi che questa esperienza sia un faro per molte donne e un esempio importante che dovrebbe moltiplicarsi.
Il lavoro ha ottenuto la menzione al Festival FIAF di Nettuno 2014 e al Perugia Social Photo Festival 2014, dove è stato esposto durante l’edizione 2016 ( http://www.perugiasocialphotofest.org/ciuffreda-moncada-vignola/ ).
Il progetto completo ed il multimediale realizzato è possibile vederli al link: http://www.mariannaciuffreda.com/#!lucha1/c16x7