Viaggiando si scrive. Si prende spunto. Cartoline? Forse.
Testo e foto di Tommaso Chimenti
Un angolo, uno scatto e c’è tutta Napoli. Ci sono i panni stesi e l’intonaco mancante che è caduto nel tempo, ma ci sono anche i colori e uno sguardo vivo, tra il sereno e il curioso a guardare cosa succede tra le nuvole. Quel volto rigato di lacrime non ci chiede niente né ci perdona. E’ un santo, è il santo, ma ha la faccia dello scugnizzo di strada, quegli zigomi segnati, gli occhi che sembrano avvezzi a cose da adulti ma che rimangono in cerca, in caccia, sensibili sotto la scorza che questa città ti mette addosso, che a volte è scudo e protezione, altre siepe che non ti fa vedere oltre lo steccato.
Sotto la scritta “Vendesi”, di lato un condizionatore. Stare lì sotto, alzare gli occhi e vedere questa faccia, che un po’ ha le fattezze del primo Maradona, quello giovane e spaurito con i riccioli gonfi che arrivava ferito dalla Spagna, ti senti piccolo. Rimani un attimo in contemplazione, il capo all’indietro fermo, le ciglia immobili. E in un momento non ci sono più i rombi scoppiettanti dei motorini, i clacson, il traffico, tutti i rumori della città per un secondo si ovattano dentro questi occhi scuri che non sono più quelli del beato per eccellenza a queste latitudini ma sono quelli di un bambino, di un ragazzo che ha coraggio. Non odio né vendetta. Quelle pupille ti dicono che è possibile, che ce la puoi fare. Occhi di fiducia. Ecco Napoli. In uno sguardo.