testo di Paolo Muran
Avevo preso il treno il primo agosto del 1980 dalla stazione di Bologna per Civitavecchia, per prendere il traghetto serale per la Sardegna.
Mentre sbarco a Olbia, da un’autoradio di una macchina che sta uscendo dalla nave, sento della bomba: edifici distrutti e numerose vittime. Una strage.
Io sono nato e vivevo in quegli anni con i miei genitori, di fronte alla stazione, anzi per la precisione di fronte all’entrata opposta all’entrata principale, quella dopo i 16 binari della stazione.
In Via Carracci, a non più di 500 metri dall’esplosione.
Telefono immediatamente a casa (appena trovo qualche gettone da inserire nella prima cabina telefonica che incontro).
Risponde mio padre e questa è già una fortuna, perché lui faceva il taxista e temevo potesse essere di servizio al parcheggio della stazione.
Mi tranquillizza dicendomi che in casa tutto bene, a parte un vetro rotto in una finestra, ma che purtroppo l’esplosione (non credo sapesse già di che cosa si trattava) aveva provocato la distruzione di quasi tutti gli edifici della stazione e aveva saputo che alcuni suoi colleghi erano rimasti sotto alle macerie. Tra questi c’era Fausto Venturi.
Io lo conoscevo. Tipo strano Fausto, veniva al bar dove andavo io, il Bar Bruno.
Aveva da poco comprato la licenza da taxista. Prima lavorava in un negozio di alimentari all’ingrosso a poca distanza dal Bar.
Un tipo strano dicevo, entrava di corsa al bar e picchiettando il palmo della mano sul bancone diceva: ‘Un caffè presto…. veloce Bruno… perché aiò furia’.
Beveva il caffè e scappava via velocemente.
Aiò furia in dialetto bolognese vuol dire ho fretta.
Con quel suo modo di fare sempre uguale, Fausto aveva inventato un piccolo show personale che creava un po’ di ilarità nel bar.
Tutti non lo chiamavamo più Fausto ma Aiòfuria: ‘ragazzi fate spazio che arriva Aiòfuria… quello deve essere il taxi di Aiòfuria… beh com’è che Aiòfuria non si è ancora visto?
Fausto Venturi, un tipo che aveva sempre fretta.
Aiòfuria aveva poco più di 30 anni quel 2 agosto del 1980.
Oggi la storia di Fausto Venturi verrà raccontata in Piazza delle Medaglie d’oro, alla Stazione dei taxi, da Francesco Saverio Soverini al minuto 07 di ogni ora dalle 11 alle 23. In altri luoghi di Bologna narratori scelti tra la cittadinanza racconteranno le storie delle 85 vittime.
Il progetto si chiama ‘Cantiere 2 agosto‘ è sostenuto dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con l’Associazione Familiari delle Vittime della Strage del 2 agosto ed è nato dal successo delle commemorazioni dello scorso anno, quando sono state distribuite cartoline con le biografie delle 85 vittime che hanno avuto un grande impatto sui bolognesi. Si è pensato allora di farne qualcosa di più ed è così che oggi un commercialista bolognese che nel 1980 aveva appena 16 anni darà vita per un giorno al ricordo di Aiòfuria nel Piazzale dei taxi della Stazione e per 12 volte un minuto di parole riallaccerà luoghi, tempi e storie di 37 anni fa a questo presente sempre da costruire.
Paolo Muran, 60 anni, è nato a Bologna nel quartiere Bolognina, dove vive. Regista, direttore della fotografia e produttore, insieme al gruppo Pierrot e la Rosa, ha prodotto e realizzato i documentari di Gianni Celati. Oltre a molti corti e documentari, gli ultimi importanti lavori sono “Il Cielo Capovolto” (2014), sull’ultimo scudetto del Bologna, prodotto dalla Cineteca di Bologna, “Man on the river-London to Istanbul” sul viaggio di Giacomo De Stefano lungo i fiumi dell’Europa (2015) e “Mi chiamo Renato – I 90 anni Rock&Gol dello stadio di Bologna“ (2016).