Testo a cura di Isabella Mancini

Le parole sono espressione delle idee e le idee formano le parole. Quale rapporto di incredibile osmosi esiste tra il pensiero e l’espressione del pensiero che ha come prima forma di relazione con l’altro il verbo, la parola, appunto, e la parola scritta da qualche migliaio di anni. La parola induce emozioni, stimola reazioni, crea pensiero, analisi e condivisione. Oppure no.
Oppure no quando i dati relativi all’analfabetismo ci dicono che nel nostro paese l’80% degli italiani è incapace di ricostruire i contenuti di quello che hanno ascoltato o letto. Non vuol dire che non sanno leggere o scrivere (gli analfabeti strutturali in Italia sono circa il 5% della popolazione, ovvero incapaci di decifrare qualsivoglia lettera o cifra)ma che la loro capacità di comprensione nella lettura e nell’ascolto di un testo di media difficoltà è bassa, prossima allo zero, le parole si confondono e rimangono le emozioni.
Si parla della civiltà dell’emozione più che della ragione e si individua nella nuova struttura socio-politica globalizzata la causa di questo cambiamento. Le premesse inconsce della consapevolezza che costruiscono la nostra idea di realtà sono “intessute in un discorso”, come diceva il sociologo Baumann, e se quel discorso non siamo in grado di seguirlo, comprenderlo, deostruirlo, analizzarlo con le precedenti informazioni acquisite e farlo proprio o modificarlo come è possibile essere parte di una società coesa?
Le domande che ci impone una società globalizzata, contraddittorie, complesse, conflittuali dove possono trovare sintesi?
Uno spazio utile ce lo offre l’edizione 2018 del Cortona Mix Festival (18-22 luglio) con un programma che intreccia la narrativa e la poesia, il cinema e la musica, il giornalismo e il teatro.
Molti sono gli spazi per un cartellone di incontri ampio e stimolante: il palco per gli spettacoli in Piazza Signorelli, l’auditorium e il chiostro del Centro Sant’Agostino, che ospitano gli incontri, il grande schermo del Teatro Signorelli per le proiezioni dei documentari di Visions e poi ancora la Chiesa di San Francesco, la Fortezza del Girifalco (sede della festa finale e di alcune sessioni dello Yoga Mix), la Loggia del Teatro Signorelli (dove è allestita la biglietteria), la Sala Consiliare del Palazzo del Comune (che mercoledì 18 luglio ospita l’inaugurazione ufficiale del Festival), fino alle piazze e alle vie del centro storico, simbolicamente attraversate nella giornata di domenica dai suoni della marching band ArchiMossi.
Saranno ospiti autori internazionali come il premio Pulitzer per la narrativa Andrew Sean Greer, drammaturghi come Stefano Massini attrici come Laura Morante, esperti di comunicazione come il team di Lercio. E poi la musica: da Little Steven, chitarrista di Bruce Springsteen in tournée con i suoi The Disciples of Soul, fino a Gino Paoli, che chiude l’edizione 2018.
Anche il giornalismo e i giornalisti avranno un loro spazio al Cortona Mix Festival: sabato sarà il giorno di Marco Damilano, venerdì 20 luglio è atteso il vicedirettore de “la Repubblica” Sergio Rizzo, domenica 22 luglio il microfono passa a Gabriele Del Grande.
Infine segnalo anche le visioni notturne. Ogni sera alle 23.30 al Teatro Signorelli (con ingresso libero) verrà proposto un documentario – in inglese con sottotitoli in italiano, distribuzione italiana Feltrinelli Real Cinema – dedicato ad alcune delle figure più carismatiche dell’arte dell’ultimo secolo.
Il piccolo cineforum notturno si aprirà giovedì 19 luglio con Boom For Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat. Venerdì 20 luglio è la volta di To Stay Alive: A Method. Produzione olandese del 2016 con tre autori in cabina di regia (Erik Lieshout, Amo Hagers e Reinier Van Brummelen), racconto dell’incontro tra due formidabili personaggi: Michel Houellebecq e Iggy Pop. Il terzo e ultimo appuntamento, sabato 21 luglio, è con Bombshell: la storia di Hedy Lamarr (2017) di Alexandra Dean. Nata nel 1914 come Hedwig Eva Maria Kiesler, scomparsa nel 2000, viennese di origini ebraiche, l’attrice Hedy Lamarr ha sconvolto gli spettatori degli anni Trenta con il primo nudo integrale nella storia del cinema (Estasi, 1933), una vita che ha attraversato il tempo e il mondo e che meritava davvero di essere raccontata, in un film prodotto da Susan Sarandon.

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