Testo e foto di Letizia Sgalambro

Amo il presepio per l’attualità delle sue migrazioni verso mete improbabili.

Al museo del 900 di Firenze, fino al 28 Marzo, sono in mostra alcuni dei presepi di Maria Lai. Nata In Sardegna nel 1919, Maria Lai ha attraversato la vita insieme a  vicende familiari dolorosissime e al contempo con una ricchezza artistica legata alle tradizioni della sua terra.

Con un sentire profondo e toccante, il presepe è per lei il simbolo della storia di ognuno di noi,  perché rappresenta la sacralità della nascita dell’uomo, dà forma allo stupore, ed è memoria di dono e pellegrinaggio verso l’infanzia.

I presepi tengono il filo della nostra storia perché ci dicono da dove veniamo rivelandoci sogni e saperi della nostra infanzia e delle generazioni: precedenti, attuali e future. Questi presepi sono costruiti con tecniche e linguaggi differenti: terra, legno, filo, stoffe, terracotta con immagini mai completamente definite, ma profondamente evocative.

Le sue parole descrivono meglio di qualsiasi nostro commento il senso del suo lavoro.

Amo il presepe perché, come l’arte. È il vasto respiro di un viaggio.

Amo il presepe perché, come l’arte, dialoga con l’infinito

Amo il presepe perché ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovo

Amo il presepe perché nell’oscurità della notte si fa grembo, rifugio

Amo il presepe perché nello spazio di un tabernacolo contiene angeli e stelle, greggi e pastori, tragedie e profezie

Amo il presepe perché si propone a tutti i linguaggi del mondo

Amo il presepe perché ogni suo personaggio è in fuga verso l’ignoto

Amo il presepe perché contiene la paura

Amo il presepe come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua e più rinasco.

Come l’arte anche il presepe ha la possibilità di infinite interpretazioni personali

Se re magi e pastori seguirono/La cometa nella notte gelata/ Non fu per istinto/Fu un impegno a mettersi/In discussione con l’infinito/…