Testo e foto di Isabella Mancini
Cielo terso, è venerdì, il mercato è quasi deserto. La città vecchia assume un aspetto inconsueto, polverso e sonnolento. La piazza con la torre dell’orologio è vuota, due sole persone vendono pezzi di elettrodomestici all’ombra del monumento. La moschea è aperta, aspetta i fedeli per la preghiera. Il vecchio caravanserraglio è stato ristrutturato grazie alle capacità progettuali e di restauro della Cooperazione Italiana: ora è un bellissimo ristorante, con poltroncine, tavoli in vetro e fontanelle. Poco più avanti una fabbrica di sapone: 100%olio d’oliva. Ci buttiamo sopra ai pezzetti incartati e profumati: il sapone di Aleppo non si trova quasi più e il suo prezzo è proibitivo in Italia. Mentre ascoltiamo come si produce questo sapone antico un cavallo percorre il vicolo di fronte a noi, il rumore dei suoi zoccoli proiettano la mente a cento anni addietro. Poco più in là una piccola palma, solitaria in mezzo a quella che doveva essere una piazzetta, ora più un parcheggio, ed un murales che dice: “Resist to exist” con un uomo dal volto coperto da una kefia che sventola una bandiera palestinese sulla città di Nablus. Poco più avanti le immagini degli ultimi martiri delle Brigate assassinati senza sentenza di tribunale in una delle incursioni dell’esercito occupante. Per esistere, che si deve fare?