Di Andrea Semplici
Riconciliazione con la città.
Vi avevo già litigato, stanco dei neon e del cemento. Bassam ci fa il dono perfetto: ci accompagna nella foresta di Hamra. La città mi appare normale. Ha attenzione agli uomini e alle donne. Un ragazzo suona la chitarra sui gradini di un palazzo. Famiglie e coppie passeggiano con lentezza, occhiando i negozi. Una donna velata si ferma a guardare sensuali abiti all’ultima moda e lascia il marito fuori dal negozio. Entra con le due figlie, sorridendo. Si mangia il gelato e si gioca alla dama araba. Si bevono limonate e caffè turco. I soldati sorvegliano un edificio. Ci sono i mendicanti per strada, vecchi sfiniti, donne con bambini. Sono pochi. C’è la libreria, troppo perfetta. Non capiscono che cerco un poeta libanese, solo testo in arabo. Trovo, in spagnolo, un libro di Sergio Ramírez. Il Nicaragua mi riappare alla libreria Antoine.
Bassam è un danzatore libanese. Viene dallo Shouf, è druso. Mi incantò due mesi nella spianata del Castello di Matera. La sua felicità mi lasciò senza fiato. Adesso ci ritroviamo e lui mi chiama dall’altro lato della strada: ‘Andrea’. Salto pericolosamente fra il traffico di piazza dei Martiri per abbracciarlo. Andiamo. Ci porta nel cortile di un piccolo bar, ad Hamra. Saluta un uomo. Parliamo degli equilibri del Libano. Degli artisti. Della danza. Non mi sono sbagliato ha gli occhi di sorriso. E’ un bel posto questo non-giardino. Succo di melograno con gli anacardi e le noccioline, limonata, caffè turco. Brusio di chiacchiere. Sei al centro del mondo.
E la notte in locale di Hamra. Un giornale è appeso al muro, ricorda il ritiro degli israeliani dal sud del Libano. Mangiamo carote salate e semi di zucca. Una bella cameriera, alta e con la pancia nuda, in un locale che appartiene a un uomo di fede sciita.
A Beirut, da straniero, fai attenzione. Cerchi di scalpellare via i tuoi pregiudizi. Ti appigli ai segni. A volte, l’affrettata Città-cemento, ti regala un uno spazio di dolcezza.