di Paolo Ciampi
Un tempo c’erano i tonni nel nostro mare, un tempo c’erano isolani che li pescavano insieme ed erano comunità. Di questo vivevano e la pesca era fatica e rito, tradizione e promessa di futuro. Un tempo, però, un tempo che non era ancora il tempo delle tonnare soppiantate dalle navi frigorifero giapponesi, il tempo del sushi e di Masterchef, il tempo del lavoro che ha smesso di diventare tale per immalinconirsi nel folclore.
E tra l’uno e l’altro tempo c’è stato un uomo che ha provato ad arrestarlo il tempo, a dargli un altro verso. Si chiamava Gioacchino Cataldo, è stato l’ultimo rais di Favignana: così si chiamavano gli uomini che guidavano la pesca in tonnara, con termine preso in prestito dall’altra sponda del Mediterraneo, in un mare che anche questo è stato, scambio e non solo crociata.
Il rais: non solo un pescatore più abile, ma una sorta di sciamano delle acque, un concentrato di esperienza e saggezza che una volta pretendeva addirittura un diritto di successione per linea di sangue.
In L’ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia (Bonfirraro editore) Massimiliano Scudeletti insegue la sua storia. La storia di un ultimo: e si capisce che sono storie a lui congeniali, quelle degli ultimi, un po’ come l’ultimo dei Mohicani. La insegue, questa storia, la racconta, si mescola ad essa: e in questo modo la narrazione si allarga, diventa storia di un mondo al crepuscolo e di un sogno che quasi si fa realtà prima di allentare la presa.
L’ultimo rais di Favignana sarà presentato venerdì 22 novembre alla libreria Ora Blu di Firenze (ore 18). A conversare con Massimiliano Scudeletti sarà la poetessa Denata Ndreca.