Testo e foto di Alessio Duranti
Il primo maggio, quello che Portelli appunta nel suo calendario civile, è giorno di Festa, preceduto pochi giorni prima da un’altra fondamentale festa quella del 25 aprile.
Monica e Andrea nel loro libro, Venti di Maggio, spiegano che “il maggio lirico è un canto rituale di questua itinerante. Fa parte dei riti propiziatori legati al ciclo dell’anno contadino, rituali che hanno radici antichissime. Il maggio vuole augurare una buona annata ed un buon raccolto ai vari poderi”.
Ma come dicono ancora Monica e Andrea “Se il Maggio è un canto di questua itinerante, propiziatorio per la campagna, a questo rituale antichissimo si collega anche la festa dei lavoratori, il primo maggio. Noi siamo legati a questa festa e, come è tradizione diffusa anche in altre zone, ci piace portare nel nostro vagabondare di Maggio qualche cosa di rosso, anche semplicemente un fazzoletto al collo”.
Il Maggio è tutto questo, è festa laica, la “dolce pasqua del lavoratore”. Ma il Maggio per me è anche stare insieme alla bella gente, a quelli che per anni non vedi, che ti abbracciano con un sorriso e con gli occhi, a quelli che ti aprono casa, a quelli che tra un bicchiere di vino e canti rinfreschi i ricordi e ricominci un’amicizia, appunto il maggio “è parlare di vita, di rinascita, di speranze, di nuovi amori”.
La macchina fotografica sta lì, insieme a me a fissare questi momenti, a fare memoria. “Quello che mi interessa” diceva Mario Giacomelli, “oltre al fotografare, è ciò che rimane: sono quegli attimi, sono proprio questi incontri”.
Così, non sempre, salgo a Tonni e torno a festeggiare.
Salgo ogni volta che ne sento il bisogno e lo faccio come un’esigenza primitiva, necessaria, come un rinnovo alla vita.