Testo e foto di Nino Guidi

5 luglio 1980. Tutto è pronto. Tre mesi di allenamenti, preparativi, ricerca di contatti e per dare il via alla “ Cavalcata Millenaria”. Poco tempo prima, però, arriva la chiamata attesa. Alla clinica chirurgica sperimentale della Siberiana sono pronti a operare. Finalmente Carlo Mauri, il grande esploratore e alpinista lecchese, potrà risolvere il problema , conseguenza di un incidente di montagna, che lo affligge ad una gamba. L’inevitabile convalescenza sposterà di qualche giorno l’inizio dell’avventura.

Il 23 luglio dieci cavalieri, un mulo e una troupe televisiva svizzera al seguito, si ritrovano nella piazza d’armi di Dolceacqua, caratteristico borgo imperiese ricco di storia e suggestioni scelto come punti di partenza.

Dolceacqua - Ponte vecchio, veduta
Dolceacqua – Ponte vecchio (Foto Nino Guidi)

I protagonisti di questa impresa hanno camminato in lungo e in largo le montagne delle Alpi Occidentali. A furia di incursioni domenicali e altre brevi esperienze hanno imparato a conoscere la storia e la bellezza di queste terre aspre e severe . Ora pensano sia giunto il momento per far conoscere al grande pubblico questo negletto patrimonio dell’arco alpino. I tempi sono maturi . Da poco sono stati istituiti parchi e riserve naturali, è stata ideata la GTA, Grande Traversata delle Alpi., un lungo percorso escursionistico pensato per promuovere l’attività pedestre sul fronte occidentale e valorizzando i territori e le loro radicate tradizioni, attraverso un turismo che rispetti l’ ambiente e chi ci vive.

Alpi Occidentali – veduta

L’obbiettivo del gruppo è quello di riunire in un unico grande tracciato i territori alpini compresi tra la Liguria e Ginevra, percorrendo le antiche vie del sale e della transumanza.

Un itinerario, esempio di vero spirito europeo, che non tenga conto dei confini politici tra gli Stati ma che leghi, attraverso il filo rosso della storia, città, borghi, villaggi, monti e valli dislocati sui due versanti della catena alpina che dalla Liguria va verso la Savoia e Ginevra; porta naturale delle Alpi e simbolo di cosmopolitismo.

Un vecchio infisso in disuso, con due vsi di piante appesi

Gli ideatori dell’impresa intendono anche di verificare lo stato dei luoghi e delle popolazioni che ancora vi abitano. Già prima delle due guerre mondiali era iniziato un lento e inesorabile esodo, prima verso la Francia e poi verso la pianura piemontese alla ricerca di condizioni di vita migliori.

Del resto allora come oggi, l’impegno nella conservazione della natura e delle tradizioni locali ,oltre allo sviluppo di un nuovo turismo, potrebbero aiutare a invertire questo processo.

Una storia di confine tra il resistere e l’abdicare. E quella lunga e travagliata dei Valdesi rammenta e insegna…

Primavera 2020. Un progetto ambizioso si fa strada nonostante il Covid 19 il virus che ha congelato ogni idea, ogni aspettativa per una stagione che stava sbocciando. Quattro mesi di cielo limpido e sole alto come non mai trascorsi nella, quasi totale immobilità fisica, ma non mentale.

Quaranta anni li ho trascorsi tra natura e montagne, almeno venti dedicati alle Alpi occidentali. Un libro, grande come il progetto che racconta, è rimasto nella mia libreria dagli anni 90. Tante volte, passandoci davanti, mi sono ripromesso di leggerlo. Il virus e il suo tempo sospeso sono stati l’occasione. Scopro così che di li a qualche mese ricorre il quarantesimo di quella spedizione.

Tornare in quelle terre per scoprire quale lo stato odierno, cucire e riunire, per me come per Mauri e i suoi cavalieri, brevi esperienze in unico avvincente viaggio a piedi. In maggio lancio l’idea sui social, mando inviti: viaggio di esplorazione inclusivo per ipo e non vedenti sulle orme di Carlo Mauri. Questo recita il titolo del programma.

Arriva giugno, da appena due giorni hanno allentato le restrizioni per arginare il virus. Si possono varcare i confini regionali!

5 giugno 2020, un mese prima del 5 luglio di quaranta anni dopo siamo pronti. Zaino in spalla , in piazza d’armi a Dolceacqua!

La sera prima salutiamo l’inizio di questa avventura con una cena nel borgo del famoso vino Rossese e dell’olio che dal “700 i muli trasportavano fino in Svizzera!

Con noi portiamo la tenda e ciò che serve per renderci autonomi. Quaranta anni di emigrazione, di crisi economiche e, in ultimo, il virus , non sappiamo quale situazione hanno lasciato. Chissà quanti alberghi, rifugi e agriturismi avranno chiuso o aperto? Un rebus che la nostra piccola capanna a doppio telo ci aiuterà a svelare con ampi margini di libertà e di scelta.

La mia seconda casa, il mio zaino, è quello di sempre, quello che definisco per “ non vedenti”, nel senso più positivo del termine. Sempre lo stesso da trentanni, sempre organizzato con gli oggetti nella stessa posizione. Puoi trovare ciò che vuoi sotto il sole cocente, la pioggia incessante o nel buio della notte. Basta infilare una mano …che tu veda oppure no.

Ridurre il peso all’essenziale. Meno oggetti, meno pensieri e più spazio per le esperienze da mettere dentro. La regola del tre – un comandamento! – tre magliette, tre calze e tre mutande. Curo la preparazione come il farmacista pesa gli elementi di una soluzione. Peso e soppeso, scarto e prendo. Dal cassetto spuntano un paio di mutande rosse. Il classico indumento che ti regalano a Natale per augurarti fortuna e follie! Le guardo, le risvolto e le metto nello zaino. Il primo viaggio a piedi, il primo cammino con le mutande rosse. Ma di queste vi racconterò…

Sulle orme di Carlo Mauri. Si parte!