Di Sandro Santini, storico lunigianese ed ex veterinario della USL di Parma

Ci chiamò in Provincia, Mario Tommasini, solo “Mario” a Parma o al più “Tomasè”. Grande, enorme figura sociale, comunista anarchico, sui generis; collaboratore di Basaglia, premio Shweitzer per la pace, sempre in lotta per i diritti dei più deboli.

Parma, dopo il terremoto in Irpinia, si era gemellata con Senerchia ed il coordinamento era stato affidato a lui.
“A’ ghè d’andèr a Senerchia” disse subito;
“Quando” chiedemmo io e Valerio, mio collega dell’Amministrazione.
“Subìt” rispose , come se fosse dietro l’uscio.

Valerio partì dopo un’ora con l’auto della Provincia – che sapevo per esperienza guidata a 200 all’ora, con un braccio solo, da un autista pazzoide – e io lasciai Parma dopo pochi giorni, accompagnato da un contadino di Albareto, cinquantenne, che ogni giorno si lamentava della durezza della vita e della propria miseria.

La miseria la vedemmo lì!! Una terra povera, dove l’erba in collina cresceva un dito e circolavano cavalli e vacche simili a quelli che si vedevano nei filmati sull’Africa, dove la gente, col terremoto sembrava avere perduto anche quella voglia di vivere che la distingueva.

Fummo ospitati, non so perchè, dagli Evangelici svizzeri, che pieni di soldi, stavano facendo un mucchio di adepti (sic!), in concorrenza con la Caritas. Dormivamo in una baracca e giornalmente visitavamo i luoghi del disastro, impressionati dall’abbandono e dalla arroganza delle autorità, dagli episodi di malcostume, di corruzione, chiedendo, ricevendo consigli e richieste, ma spesso sentendoci dire. “ Salutateci Mario!”(Mario Tommasini)”