Testo di Giada Peterle, Università degli Studi di Padova
Il nome “geografia” evoca già, dalla sua etimologia, una relazione con l’aspetto grafico. Molto spesso pensiamo alla geografia come la disciplina dedita alla “descrizione” e “alla scrittura della terra”, dimenticando di ricordare l’importanza del segno grafico che va al di là della scrittura, e che compone mondi non solo attraverso le parole, ma anche attraverso il disegno. Se già gli esploratori, così come molti geografi fino agli inizi del ‘900, erano soliti portare con sé taccuini in cui alle annotazioni scritte accompagnavano piccoli ritratti, sketch e appunti visuali dei luoghi che attraversavano e dei paesaggi che vedevano, la “graphic geography” sta conoscendo negli ultimi anni una rinnovata attenzione. Con forse qualche anno di ritardo rispetto ad altre discipline che già da tempo hanno aperto le proprie porte e la propria cassetta degli attrezzi per accogliere metodologie visuali e grafiche, come avviene per la consolidata antropologia visuale, per esempio, anche la geografia sembra oggi sempre più propensa a fare nuovamente spazio a queste forme di racconto della terra attraverso il disegno. Queste sperimentazioni riguardano la disciplina in modo trasversale, coinvolgendo la ricerca, così come la didattica della geografia e la divulgazione del sapere geografico.
Tuttavia, non vorrei limitare la riflessione all’idea che anche i disegni, come altre forme di rappresentazione visuale, possano essere utili per osservare e registrare le forme della Terra. Quello su cui vorrei soffermassimo lo sguardo non è soltanto il disegno, dunque, ma la sua combinazione con le parole, per pensare alla costruzione di un racconto geografico verbo-visuale, in cui ciascun elemento si completa e arricchisce attraverso la presenza dell’altro. Anche le visualizzazioni cartografiche sono spesso supportate dalla presenza di testi, che consentono la specificazione di quanto rappresentato: pensiamo ai nomi dei luoghi, dei fiumi, alle indicazioni numeriche altimetriche, ma non solo, anche ai testi, i titoli, le legende che arricchiscono i racconti cartografici. Provando a muoversi al di fuori dell’ambito più vicino alle discipline volte allo studio dello spazio, il fumetto, in particolare, è il linguaggio in cui questa combinazione tra parole e immagini è un elemento caratterizzante e strutturale per la costruzione della narrazione.
A questo punto, alcuni di voi si chiederanno come siamo arrivati, nell’arco di poche righe, dal parlare di “geografia” ad un discorso sul fumetto. Alcuni penseranno forse che le due cose siano un po’ troppo distanti per essere accostate. E se invece ci concedessimo di avvicinare questi due termini? Magari parlando di “geografie nei fumetti” ma anche di “geografie dei fumetti” o semplicemente, senza complicare troppo il discorso, accostando i due termini attraverso una semplice congiunzione: geografie e fumetti. Geografia e fumetto condividono l’interesse per il mondo tanto quanto quello per il suo racconto: entrambi pongono attenzione nei confronti del reale, ma si concedono talvolta anche lo spazio per dare voce all’immaginario. Inoltre, come abbiamo detto poco fa, sia la geografia che il fumetto possono servirsi di una combinazione di immagini e parole per costruire il proprio racconto del mondo.
I fumetti disegnano mondi, raccontano storie reali e costruiscono spazi finzionali: ci possono aiutare a comprendere la realtà, così come a fuggire dalla sua prigione. Costruiscono spazi urbani, muovendo lo sguardo verso città utopiche o distopiche, altre volte ci invitano a riflettere sulla storia, sull’attualità, rimanendo ancorati alle grandi metropoli contemporanee o alle piccole città di provincia. Gli esempi di autori italiani come Gipi, Zerocalcare, Manuele Fior, Paolo Castaldi, Gianluca Costantini, per citare solo alcuni tra i fumettisti contemporanei più conosciuti, ci insegnano come le geografie affettive, emotive, urbane, politiche o delle migrazioni trovino spazio anche all’interno del fumetto. Siamo ormai lontani dal ricordo superato di quel linguaggio “leggero” e “per bambini” a cui ci eravamo abituati (o a cui eravamo stati costretti ad abituarci). Il fumetto è una cosa seria (a volte) proprio come lo è la geografia (quasi sempre).
Come geografi e insegnanti di geografia cerchiamo inevitabilmente memorie dei luoghi, forme dei territori e profili di paesaggi nei fumetti che leggiamo. Tuttavia, cosa succederebbe se dovessimo cambiare la prospettiva? Quale cortocircuito potrebbe avvenire se pensassimo di declinare la creatività e la forma di “geografia” del fumetto, ovvero in questo caso la sua peculiare forma di scrittura e disegno del mondo, alla prospettiva geografica? Se sostituissimo l’immagine ormai impolverata della geografia come sapere mnemonico, didascalico, con quella di una disciplina aperta alle forme creative e grafiche di racconto del mondo?
Con Adriano Cancellieri, e con il gruppo interdisciplinare di Tracce Urbane, abbiamo provato a mettere in pratica questo cortocircuito, costruendo un’antologia a fumetti a partire dalle nostre ricerche academiche in ambito urbano: Quartieri. Viaggio al centro delle periferie italiane (BeccoGiallo 2019), nasce infatti dall’incontro tra sociologi, antropologi, geografi, urbanisti e fumettisti attorno al tema delle “periferie” italiane. Cinque quartieri di cinque città italiane, San Siro a Milano, l’Arcella a Padova, Tor Bella Monaca a Roma, la Bolognina a Bologna e lo ZEN a Palermo, sono al centro di altrettanti racconti a fumetti che provano a restituire tridimensionalità ai volti e alle storie di coloro che abitano queste aree urbane considerate marginali, molto spesso rappresentate attraverso narrazioni stereotipate. Le geografie urbane di questi quartieri trovano nel linguaggio del fumetto una narrazione alternativa, che dà voce ai racconti dal basso, restituendo un ritratto vibrante e plurale di alcune tra le aree urbane più stigmatizzate d’Italia.
A partire da questa sperimentazione, penso sia possibile integrare il fumetto e la geografia, approfittando della forma del fumetto per unire le parole e le immagini e costruire così nuove letture geografiche. Attraverso questo linguaggio possiamo concedere, ai nostri studenti, e a noi stessi, alcune divagazioni emotive, affettive, esperienziali, che tanto nutrono la nostra percezione dei luoghi quanto aiutano la nostra comprensione dello spazio che ci circonda. Se la geografia non è, o quantomeno non può essere soltanto, la descrizione di ciò che osserviamo, ma vuole essere anche la prefigurazione attiva di mondi possibili, allora il fumetto diventa uno strumento didattico utile per poter mettere su carta queste proiezioni, per stimolare la fantasia e la creatività imparando ad ancorarle, poi, agli spazi reali.
Da queste riflessioni, o divagazioni forse, nasce anche il personaggio di Alex, la ragazzina protagonista dell’albo illustrato La geografia spiegata ai bambini che ho realizzato per la collana Critical Kids di BeccoGiallo (in uscita il 3 dicembre 2020). Alex è una bambina curiosa “che ama le avventure e un po’ meno i compiti a casa”, che parte da un’avversione nei confronti della geografia, perché la ritiene, erroneamente, una materia noiosa fatta di lunghi elenchi e nozioni da imparare a memoria. Inutile aggiungere che, nel corso delle sue “avventure spaziali”, Alex sarà costretta a ricredersi. Imparando a riconoscere le tracce della geografia nella vita quotidiana, Alex si renderà presto conto di quanto la geografia sia un sapere tutt’altro che superato, ma quanto mai necessario per comprendere il presente e immaginare un futuro sostenibile. Tra immagini e parole, nel libro si traccia una breve storia del pensiero geografico, si racconta il ruolo delle mappe nel corso del tempo e si osservano gli effetti del cambiamento climatico.
Non stupisce che, in questa avventura geografica, come autrice sia stata affiancata dal Museo di Geografia dell’Università di Padova e dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, due realtà che dedicano alle metodologie innovative per la didattica della geografia gran parte dei propri sforzi e delle proprie riflessioni. “Se la storia della geografia è fatta di grandi esploratori” recita il retro di copertina “il suo futuro, invece, è nelle mani di questa bambina!”. Magari, tra gli strumenti a sua disposizione, questa nuova generazione di piccoli geografi avrà anche il fumetto.
Riferimenti:
Quartieri. Viaggio al centro delle periferie italiane, a cura di Adriano Cancellieri e Giada Peterle, BeccoGiallo, 2019
La geografia spiegata ai bambini, illustrazioni e testi di Giada Peterle, BeccoGiallo, 2020
Didascalia immagine:
La protagonista del racconto, Alex, presentata fin dalla copertina del libro come una giovane esploratrice curiosa e creativa. Illustrazioni e testi di Giada Peterle, La geografia spiegata ai bambini, BeccoGiallo, 2020
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