Testo Giulia Buriano Aimonetto | Foto Giulia Brunella
Io con una penna, lei con un obiettivo, narrando la Storia del nostro territorio, del nostro Piemonte. Riscrivendolo e ripercorrendolo gli ridiamo vita. Il viaggio che affronteremo è duplice, non solo esterno, ma parallelo a quello interiore, perché crescere è anche questo, è scoprire scoprendosi. Se vi sentite un po’ smarriti, o se siete semplicemente curiosi di una nuova rilettura del Mondo, venite a viaggiare con noi.
Ho sempre avuto un legame particolare con l’acqua, una connessione molto profonda, quasi istintiva e primitiva. L’avevano capito già prima che nascessi, perché pareva non volessi venire al mondo. In realtà stavo semplicemente bene a mollo in quell’acqua, l’acqua di mia madre. Ovattata in un universo tutto mio, lontana dai suoni che ben presto sarebbero stati il sottofondo continuo della mia vita. C’eravamo solo noi, io, mia mamma e l’acqua, unite in una pace simbiotica. Stavo quindi solo rimandando, perché avevo paura di non poter più rivivere quell’idillio.
L’acqua è davvero peculiare, perché non ha un colore che impone prepotentemente, ma lascia che siano le cose che la circondano a dipingerla. Nessuno specchio sarà mai uguale ad un altro e tutti saranno unici a modo proprio. Persino l’acqua contenuta nell’addome di mia mamma era irriproducibile, c’erano solo i riflessi mio e di lei ed era come se già la conoscessi. Mi ha permesso di intuirla e di intuire persino me, perché in fondo nemmeno io mi conoscevo veramente, mi ero estranea tanto quanto gli altri lo erano per me.
Quando sono cresciuta ho iniziato a sentire il bisogno di scoprire nuovi luoghi per tentare di rivivere quella sensazione che, anche se molto lontana, era silente nel mio inconscio e talvolta spuntava fuori. E allora ho cominciato a camminare, a ricercare l’acqua. Sono partita dal luogo della mia infanzia, dalle mie montagne, dal Gran Paradiso, il più antico Parco Nazionale italiano. Sembra quasi un paradosso iniziare questa ricerca da un territorio montano, in fondo il mare è il custode dell’acqua per eccellenza, ma questo non fa parte di me, almeno, non tanto quanto le montagne.
Mi hanno accompagnato da sempre, sono le cornici perenni della mia vita, dalle prime luci del giorno, sino alla sera, quando anche loro si assopiscono. Restano lì, guardiane del mondo, vegliano su di noi squarciando il cielo senza fargli male. E l’acqua per loro è vita, l’acqua è la loro storia, la nostra. I capitoli sull’esistenza del nostro Pianeta sono custoditi nell’acqua, scritti in un linguaggio universale, che si potrà comprendere anche tra milioni di anni. È eterna e io sento la necessità di conoscerla questa storia, perché è al contempo il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Ha tanto da insegnare a tutti, ha tanto da insegnare a me.