Testo di Fernanda De Giorgi
Foto di Fabio Nano – Corso di aggiornamento AIIG Piemonte 2018: i Balcani, trattati da Ferruccio Nano (Geografia e geopolitica della regione), Fernanda De Giorgi (Geoletteratura e paesaggi) e Paolo Calvino (Divagalibro balcanico)

1. Educare al viaggio
L’ambito di indagine della geografia (come risaputo) è il territorio, uno spazio di diversità, di meticciamenti, di coevoluzioni, in altri termini una pluralità di presenze e di problematiche.
Educare al territorio comporta certamente la conoscenza diffusa del suo patrimonio, dei suoi punti di forza e dei suoi punti di debolezza, ma anche del suo valore identitario, come spazio dell’abitare condiviso. Si tratta di un percorso complesso e multidisciplinare, in cui però la geografia può rielaborare e riconnettere in unità, i saperi di altre discipline.
L’educazione geografica può essere vista, quindi, come prassi che mira a formare cittadini attivi, in grado di riappropriarsi dei luoghi prossimi e di valorizzare, al tempo stesso, le risorse culturali, umane e ambientali, avendo come prospettiva il benessere e la tutela del Pianeta. Nell’ambito educativo si ambirebbe a formare cittadini consapevoli che il territorio può essere strumento di inclusione o di esclusione, di incontro e accoglienza o di chiusura, e che l’abitare un luogo comporta condivisione, comunicazione, discussione e rispetto dei diversi punti di vista.
In sintesi, per rendere i ragazzi degli esploratori attivi e consapevoli occorre educarli al « viaggio », concepito come un muoversi essenzialmente tra due spazi, quello fisico e quello interiore.

La pratica del viaggiare, così intesa, non solo concorre alla trasformazione dello spazio stesso, ma anche all’apertura nell’accogliere le trasformazioni che in noi derivano dall’incontro con gli spazi e i loro contenuti in termini di paesaggio e di umanità. Il viaggio è strumento di conoscenza geografica e attraversa spazi concreti e reali, ma anche simulati e virtuali. E non dimentichiamo i percorsi immaginari e quelli interiori. Queste due ultime modalità di attraversamento dei luoghi trovano casa spesso nelle narrazioni e nelle descrizioni letterarie, ossia in quel mondo in cui la parola diventa veicolo privilegiato di universi affascinanti. Infatti l’impulso a intraprendere un viaggio (non necessariamente con spostamenti fisici) viene sollecitato sovente proprio dall’immaginazione, stimolata da una descrizione o da un racconto di viaggio.
Ecco, la «geoletteratura» naviga prevalentemente in queste acque!

2. Il fertile universo dell’immaginario
La nostra curiosità mette in moto incredibili fantasie. Così davanti a un atlante aperto, la voglia di partire può diventare irresistibile e la nostra immaginazione può progettare itinerari, disegnare paesaggi, volti … E di fronte a un orizzonte, quanti sogni possono prendere corpo! E nel passato, chissà quanti sono stati i pionieri dell’avventura che hanno immaginato viaggi e terre.
E sono tante anche le penne che hanno seguito rotte immaginarie e hanno narrato di luoghi e di creature affascinanti e misteriose. E quando le conoscenze e i mezzi consentivano spostamenti alquanto difficoltosi, l’immaginazione dell’uomo ha partorito meravigliose geografie fantastiche e mondi molto suggestivi.
In fondo è stato proprio il desiderio di andare oltre ogni confine, verso lidi immaginati, che ha reso possibile avventurosi viaggi di esplorazione. E così, le geoletterature hanno proprio l’ambizione di stimolare esplorazioni nuove, “viaggi diversi” da quelli comunemente intesi e di risvegliare l’innato spirito d’avventura che è in ciascuno di noi (nei ragazzi in particolar modo) proponendo il raggiungimento o l’attraversamento di luoghi con modalità alternative.
La letteratura è ricca di narrazioni, in prosa o in versi, che traggono alimento dall’osservazione di spazi, ma anche dall’immaginazione di luoghi, in cui le dinamiche del pensiero sono imprevedibili.
Ce lo dimostra Italo Calvino ne “Le città invisibili”, dove il desiderio e il sogno di leggerezza possono creare città aeree come Ottavia, la città ragnatela sospesa sull’abisso, alla cui base c’è una rete della quale gli abitanti conoscono la precaria resistenza. La letteratura, insomma, percorre “speciali geografie” dello spazio e della mente.
E a volte, nella narrazione letteraria ci sono anche i luoghi del cuore, quei paesaggi e quegli spazi che ciascuno si porta dentro l’anima. Ne è un esempio il testo poetico “In memoria” di Ungaretti. La geoletteratura avrebbe la pretesa di sensibilizzare a diverse modalità di avvicinamento ai luoghi, di abitazione dei luoghi e di esplorazione degli stessi, attraverso la costruzione di ‘geografie altre’.