Testo e foto di Letizia Sgalambro

Erodoto108 ama le storie, e oltre alla fotografia non c’è niente di più affascinante del cinema, in tutte le sue forme.

Nella mia visita a Lione non poteva quindi mancare una puntata al Museo Lumière, per ripercorrere insieme ai suoi inventori, Louis et Auguste Lumiére, la nascita e l’evoluzione dell’immagine in movimento.

Il museo si trova in una palazzina Liberty che da sola varrebbe la pena della visita, persino i pavimenti dei bagni sono accuratamente in stile.

La passione per la fotografia era una caratteristica di famiglia, già il padre lavorava come ritrattista.  La realizzazione di una fabbrica di lastre fotografiche permise loro di guadagnare a sufficienza per permettersi di sperimentare a 360 gradi, sia in campo fotografico che oltre.  Il museo racconta l’inventiva di questi due personaggi, e fa rivivere l’entusiasmo di un’epoca (siamo a fine ottocento) con la voglia di andare incontro al mondo riuscendo in qualche modo a dominarlo.

Si inizia con la storia delle immagini in movimento, dalle lanterne magiche al prototipo sviluppato da Louis per i suoi primi test cinematografici su carta nel 1894. Si possono ammirare poi a capolavori tecnici essenziali come il kinetoscopio di Edison, il cronofotografo Demenÿ o il Cinematograph Lumière “n° 1” che proietterà i primi dieci film il 28 dicembre 1895, al Grand Café di Parigi, davanti ai 33 spettatori del primo pubblico proiezione a pagamento. Molti di questi sono ripresi da pitture di grandi artisti, e partendo dalla loro immagine statica i due fratelli creano i loro primi corti. I film proiettati sugli schermi del museo raccontano la loro curiosità, il loro senso dell’inquadratura e l’estetica. 

Si ammira la genialità e la capacità di applicare conoscenze in campi diversi al proprio scopo: la macchina da cucire con il movimento della stoffa sotto l’ago, fornì lo spunto per lo sviluppo e il movimento intermittente della pellicola.

Si impara come sia nata l’immagine a colori, utilizzando la fecola di patate che, una volta lavorata, sulle lastre rifrangeva tre colori fondamentali.

Si allarga lo sguardo ad altre invenzioni, la prima protesi di mano della storia fu pensato da Louis Lumiére dopo la prima guerra mondiale per aiutare gli invalidi di guerra.

Ogni volta che vedo il genio all’opera resto estasiata, mi piacerebbe poter fare un viaggio nel tempo per conoscere meglio queste menti che hanno saputo innovare. Mi accontento di ammirare i loro capolavori e, in questo caso, non è poco.