Testo a cura di Carlotta Alaura
Se a bruciapelo vi chiedessero cosa hanno in comune il deserto, il mare aperto e la montagna, magari “un cielo nero” non sarebbe proprio la prima risposta a salirvi alle labbra.
Eppure, se, almeno una volta nella vita, avete visto il cielo da uno di questi posti – o da uno di quei luoghi fuori dal mondo, ormai sempre più rari – ne portate addosso tutto l’incanto. Che sia ad occhio nudo o con uno strumento, la conditio sine qua non della poetica di una volta celeste luminescente, è appunto un cielo nero.
Quando in redazione abbiamo lavorato al Dossier sulle Terre Alte, siamo stati grati per il viaggio nei cieli d’alta quota che Irene Borgna, anche grazie alle foto di Elena Paschetto, Emma Pezzi, Giovanna Ranotto, ci ha regalato. Siamo felici di ritrovarla tra i numerosi protagonisti di Dark Skies il Festival dell’Astronomia che in questi giorni tiene banco ad Asiago.
L’iniziativa è promossa dalla città di Asiago in collaborazione con il progetto europeo Skyscape, che ha l’obiettivo di promuovere il turismo astronomico e sensibilizzare la popolazione sull’inquinamento luminoso. La rassegna comprende convegni, momenti di confronto per astrofili e osservatori astronomici esperti, ma anche occasioni per far scoprire la volta celeste a chi si avvicina per la prima volta all’astronomia.
Astrofili e astrofile professional o amatoriali, guide escursionistiche, divulgatori, curiosi e appaionati insieme alle istituzioni – dal Comune, all’Agenzia di protezione ambientale del Veneto – riuniti gioiosamente sotto lo stesso “tetto”, nel tentativo di spiegare perchè il cielo è buio, e deve restare tale.
Quel sentirsi piccoli, ma incredibilmente ricchi, nella grandezza dell’universo che si prova guardando un cielo “nature” dovrebbe essere dichiarato un diritto umano delle generazioni future. E siccome facciamo il tifo per i cieli neri e per chi li difende, vi regaliamo l’articolo di Irene Borgna.
Astri e Astrofile delle Alpi – di Irene Borgna. Foto di Elena Paschetto, Emma Pezzi, Giovanna Ranotto