Dopo il disastro naturale che ha colpito Haiti la mobilitazione internazionale per aiutare la popolazione ed il paese in rovina è stata una delle più grandi operazioni umanitarie registrate nella storia mondiale. Milioni di euro sono stati raccolti in tutto il mondo, tonnellate di viveri e medicinali sono stati inviati da tutte le parti del pianeta. Tuttavia le numerose organizzazioni come Medici Senza Frontiere, che stanno tutt’ora operando nel territorio, hanno registrato una situazione sanitaria del paese ancora inaccettabile.
L’isola è tutt’oggi senza acqua e luce in numerosi punti. Le tendopoli, che erano state allestite per accogliere la popolazione senza tetto, fungono ancora dopo un anno da improbabili e affollatissime abitazioni. Gli ospedali sono incapaci di accogliere tutti gli utenti e di fornire i medicinali necessari i quali vengono comprati sotto banco a caro prezzo dalle farmacie locali.
Le condizioni igieniche generali sono ancora disumane ed i pericoli di malattia e contagio altissimi, mentre i canali per lo smaltimento della acque ed il sistema fognario sono ancora intasati da rifiuti e detriti. La popolazione non possiede alcun mezzo di sostentamento economico mentre i prezzi dei viveri di prima necessità sono arrivati alle stelle.
Le grandi multinazionali, incaricate dai governi locali ed esteri della “ricostruzione” del pese si spartiscono il territorio come iene su una carcassa agonizzante. Poco o nulla è stato fatto per incrementare e riattivare l’economia locale. L’agricoltura, l’unica vera “industria” haitiana, sta lentamente cedendo alle pressioni internazionali ad adottare colture transgeniche o ad acquistare i semi da compagnie estere senza scrupoli.
Appartamenti di lusso, non certo destinati alla massa di sfollati, vengono oggi costruiti a suon di milioni di dollari attraverso l’utilizzo di manodopera a basso costo spesso ai limiti dello sfruttamento. La paga media di un operaio si aggira infatti sui quattro dollari al giorno (circa 2 euro e mezzo) attualmente insufficiente per assicurare l’alimentazione necessaria per una persona, inaccettabile per una famiglia.
Il 60% della popolazione è ancora oggi senza un tetto, mente decine di persone ancora muoiono a causa di stenti e malattie. Il colera miete ogni giorno decine di vittime. Queste morti vengono accettate ormai dalla comunità internazionale con superficiale determinismo.
Il terzo mondo haitiano, lontano ormai dagli occhi e dal cuore dopo lo spegnimento dei riflettori dei media, ormai non fa più notizia.

Di Marco Turini