di Yuri Materassi
Incuriosito dall’articolo di Andrea Semplici su Erodoto108 decido di andare a Roma per vedre queste due mostre fotografiche. Due mostre diversissime, come lo sono i due autori: un brasiliano viaggiatore, une dei più grandi fotoreporter al mondo, un documentarista quasi antropologo e un italiano di provincia, stanziale, concettuale quasi filosofo.
Una cosa soltanto avevano in comune queste due mostre. Trasmettevano entrambe un senso di malinconia.
I bianchi e neri di Salgado non erano luminosi e i colori di Ghirri erano velati.
In Salgado c’è l’enfatizzazione delle geometrie. I bianchi e i neri descrivono paesaggi pieni di linee, tutto ha la perfezione dell’estetica visiva, sembra che chi ha creato la Natura l’abbia fatto utilizzando un pennello. Una Natura perfetta, bella da vedere, ma allo stesso tempo drammatica. I bianchi di Salgado non colpiscono come i neri.
Questo del progetto Genesi è un Salgado diverso da come siamo abituati a vederlo. Ci sono poche fotografie con soggetti umani, c’è sopratutto una Natura da salvaguardare come ci ricorda l’autore nell’introduzione alla mostra.
Ghirri invece usa il colore. Ma il suo colore è quello di una mattina di febbraio in Scandiano, nella nebbia della pianura padana.
Le sue fotografie sono minimaliste, statiche, non c’è contrasto e i colori sono tenui. Ghirri è concettuale. Non fotografa oggetti, né paesaggi, né persone. Le sue fotografie raccontano qualcos’altro, sono quadri per chi si ferma a guardarle.
Salgado ha girato il mondo per creare Genesi, Ghirri non si è quasi mai mosso dalla sua Emilia, non era un viaggiatore nel senso comune della parola, i suoi erano viaggi diversi.
Per vedere Salgado, al museo dall’Ara Pacis, c’è tempo fino al 22 settembre. la mostra di Ghirri è all’interno del museo Maxxi fino al 27 di ottobre.
Ubriacato dalla immagini di queste due mostre fotografiche giro un po’ per Roma e la mia compatta vede cose diverse dalla classiche cartoline romane.