Testo e foto di Maria di Pietro
Appunti di una fotografa a Pistoia per Dialoghi sull’Uomo.
Il fotografo Ferdinando Scianna e il saggista, scrittore, Marco Belpoliti dialogano su “Abitanti e abitazioni”.
Un dialogo ricco di contrasti dove il fotografo afferma di non voler essere condotto, e lo scrittore gli dimostra che è sempre in movimento verso nuove strade.
Fin dall’inizio della sua storia l’uomo ha scelto dove e come abitare: dalle caverne alle case-capanna, dai villaggio fino alle città. Una padronanza del luogo in cui si vive che però ha perso la sua identità, o almeno, la sicurezza di sentirci in qualcosa che ci somiglia, che ci appartiene.
La casa è diventata solo un luogo da fotografare e forse noi che vi abitiamo non sappiamo più distinguere la realtà da quella di un immagine che ne crea.
Ferdinando Scianna parte dal titolo della mostra “Abitanti”.
Non ha deciso di intitolarla abitare, proprio perché secondo lui quello che la fotografia immortala non è l’abitare ma altro.
Non si può fotografare l’amore, ma gli innamorati, ne l’imbecillità, ma l’imbecille. Il concetto di abitare è astratto per la fotografia che a suo avviso non dimostra ma mostra.
Belpoliti: Le immagini ormai sono il potere, il mondo ne è dominato. Se pensiamo a quelle che prima erano le case, c’erano muri spessi. Col tempo tutto è diventato più sottile, immateriale, proprio come la parola e l’immagine, andando incontro a due mondi, la realtà concreta e quella virtuale che è lo specchio della modernità. Si vive in un mondo puntiforme, proprio come una fotografia digitale fatta di pixel.
Scianna: anche la grana di una fotografia analogica è puntiforme… spesso questo è un argomento con la quale discuto con il mio amico fotografo Berengo Gardin, ma tornado al potere dell’immagine: non è la realtà ad aver perso il potere?
Il cambiamento non è più qualcosa che accade per gradi, bensì nella velocità fuggente degli eventi, si trasforma in distruzione, e la casa non è più il luogo dove tracciare la relazione tra la vita che
scorre. Baudelaire non aveva torto quando affermava che la fotografia sarebbe stato il cavallo di troia della distruzione della nostra realtà… Spesso i fustigatori dell’irruzione della cultura fotografica sono stati quelli che l’hanno celebrata.
Chiamiamo democrazia i regimi dove viviamo, per carità meglio della vecchia dittature, ma si eccede sul valore di questa parola, quanto siamo liberi? Quanto il cambiamento di cui spesso si parla giova sulla nostra vita?
Belpoliti: Siamo chiamati ad abitare due mondi contemporaneamente, siamo schizofrenici, dobbiamo accettarlo.
Almeno due sono i modi di abitare e in questo caso il compito di un fotografo è quello di essere critici, tradurre, trasferire.
Oggi passeggiando per Pistoia, visitando vecchi palazzi, notavo di queste grandi scale, il primo strumento in fondo, di una casa. Le case moderne sono scheletri da riempire, non nascono dal basso, sono totali già dal piano terra con le loro ascensori. Un ascensore ti porta veloce da un mondo all’altro, la tecnologia entra nelle nostre case, rompendo abitudini che sono la principale causa del nostro conservare, non ci trasformano.
Vivere due mondi, obbliga a fare a meno delle abitudini. Dovremmo interrogarci sul concetto di localizzazione, in fondo con i cellulari noi non abbiamo più una casa, ma tante case, non abbiamo più un posto preciso dove essere individuati.
Scianna: tornando al mio amico Berengo, mi raccontò che per giungere a casa sua al terzo piano, a metà del percorso mise al muro un articolo dal titolo “fare le scale e non prendere l’ascensore fa bene alla salute” , lo leggeva per riposarsi in attesa di proseguire le scale… beh io l’ascensore la prendo se c’è bisogno, ed è lo stesso motivo per il quale uso anche la macchina digitale, oltre ad essere ancora giovane, mentre Berengo non lo è più!
Uno dei maggiori momenti di successo della fotografia sono stati i ritratti di famiglia. Abitudini tese a immortalare momenti.
Oggi si scattano selfie, perdendo il senso del momento, si scatta a raffica un bimbo che spegne le candeline.
La fotografia è un istante di tempo a cui si dà un particolare valore, fotografare a raffica tutti i momenti significa che nessuno di quelli sarà privilegiato rispetto ad altri. La fotografia deve essere traccia e racconto, altrimenti non è fotografia.
Avrebbero continuato all’infinito, entrambi curiosi e consapevoli che avevano bisogno l’uno dell’altro, di quella forza contrastante, a dimostrazione che la fotografia in fondo non va spiegata, così come la necessita e la libertà di abitare in qualsiasi posto del mondo.
La mostra :
Abitanti
Nelle fotografie dell’Agenzia Magnum scelte da Ferdinando Scianna
Allestita nelle sale affrescate del Palazzo comunale fino al 28 giugno.
I fotografi della Magnum, da settant’anni, raccontano con le fotografie il mondo che li circonda. I grandi avvenimenti, ma anche, se non soprattutto, la vita delle persone nei diversi luoghi dove la vivono. La loro stessa vita privata, anche. Poche cose come l’abitare e le case raccontano meglio chi siamo, come viviamo. Dalla casa-tana alle bidonville, alle
case del lusso, agli alveari della modernità, dalle intimità degli affetti alle effimere convivenze di massa di quelli che, dopo Augé, vengono definiti nonluoghi e tuttavia sono tra i più frequentati. Quaranta fotografie nuove e vecchie nelle quali questo tema poliedrico si sviluppa attraverso lo sguardo di grandi fotografi, animati da uno spirito comune pur nella grande diversità degli stili. “Queste sono le fotografie che ho scelto tra le numerosissime.
Ne ho incluse persino due mie, per non peccare di falsa modestia e non fingere un’impossibile neutralità nella scelta. In tal senso, se fare il curatore significa questo, nella scelta c’è anche il mio sguardo” dice Scianna. “Ma soprattutto sono molto contento di aver fatto da tramite per gli sguardi di tanti colleghi fotografi che ammiro e del cui gruppo sono
orgoglioso di fare parte.”
Ferdinando Scianna è uno dei più importanti fotografi italiani. Introdotto da Henri Cartier-Bresson, nel 1982 entra nell’agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage e al ritratto la fotografia di moda e di pubblicità. Svolge da anni attività di critico e giornalista. Tra i suoi
libri: Etica e fotogiornalismo (Electa, 2010); Lo specchio vuoto fotografia, identità, memoria (Laterza, 2013); Piccoli mondi (2012), Ti mangio con gli occhi (2013), Visti & scritti (2014) per Contrasto.
Magnum Photos è considerata la più prestigiosa agenzia fotografica del mondo e riunisce sessanta tra i migliori fotografi internazionali indipendenti, lavorando, con sedi editoriali a New York, Londra, Parigi e Tokyo, per stampa, agenzie pubblicitarie, televisioni, gallerie e
musei. La Magnum ha prodotto alcuni tra i più importanti reportage degli ultimi anni documentando guerre ed eventi sociali attraverso le originali interpretazioni dei fotografi.