Testo e foto di copertina di Alessandro Bartolini
Almada, 170mila abitanti sulla sponda meridionale del Tejo unita da Lisbona dal Ponte 25 Aprile, famosa per il Cristo Rei – statua fotocopia di quella sul monte Corcovado di Rio de Janeiro, costruita come ringraziamento per aver risparmiato il Portogallo dalla mattanza della Seconda guerra mondiale, meta di pellegrinaggio ma soprattutto attrazione turistica per la spettacolare vista panoramica – e la vicina Costa di Caparica – enorme distesa di spiaggia affacciata sull’Atlantico, acqua gelata e paradiso per surfisti, alternativa economica a Cascais – a luglio si conferma capitale della cultura portoghese con il Festival internazionale di teatro, il più importante a livello nazionale, che quest’anno ha tagliato il traguardo delle trentanove edizioni. Internazionalità certificata da gruppi e artisti in cartellone, da Robert Wilson a Wim Vandekeybus, provenienti da mezza Europa e oltre: Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Belgio, Stati Uniti, Cile e anche Italia, con Ascanio Celestini protagonista per tre sere con il monologo Museo Pasolini.
Due settimane con l’alzarsi del sipario a scandire il tempo.
Tra le performance più applaudite Falaise della compagnia franco/catalana Baro d’Evel che con la sua vitalità ed energia riuscirebbe a rendere appassionante qualsiasi testo, lista della spesa inclusa. Uno spettacolo circense, con cavallo e piccioni, fatto di acrobazie, voli e cadute a rappresentare un’umanità in piena vertigine dove è impossibile annoiarsi o anche solo restare indifferenti. E ancora Ödipus del regista tedesco Thomas Ostermeier, che all’apparenza poco c’entra con la tragedia di Sofocle. Il testo è infatti quello di Maja Zade e il solo legame con la Grecia è l’ambientazione, più un pretesto o un omaggio, che una necessità di scena. Con un ritmo incalzante che fa letteralmente ‘volare’ le oltre due ore di spettacolo, in rapida successione il protagonista apprende di essere colpevole, suo malgrado, di parricidio e incesto, con le conseguenze facilmente immaginabili. Una doppia rivelazione che nasce, e così suona quasi come una ’punizione’, dall’aver scoperto e non voler nascondere il disastro ambientale provocato dall’azienda di cui è proprietario insieme a moglie e cognato, che invece studia come insabbiare tutto. Da un disastro immaginario a un dramma vero, quello del popolo Mapuche nella Patagonia argentina, portata in scena dal duo Azkona&Toloza con Tierras del Sud. Teatro documentario frutto di un lungo lavoro sul campo, che è anche una denuncia universale sull’assurdità di Stati costruiti e imposti a tavolino, i Mapuche vivono da sempre tra Cile e Argentina, sul presunto progresso pubblico, in realtà profitto privato, nel cui nome vengono devastati territori, senza curarsi troppo di chi li abita. Uno spettacolo sulla resistenza e la repressione degli attivisti indigeni in cui si fanno nomi e cognomi, a cominciare dalla famiglia Benetton, proprietaria di oltre 900mila ettari acquistati nel 1991 a un prezzo quasi simbolico – mettendo in evidenza le forti contraddizioni con l’immagine di brand ‘sociale’ impegnato nella lotta al razzismo e alle discriminazioni fin dai tempi delle campagne con Oliviero Toscani e ormai sconfessato a 360 gradi – passando per le star di Hollywood fino, naturalmente, ai governi argentini silenziosi e generosi complici. A chiudere questa edizione una compagnia amata dal pubblico italiano, la berlinese Familie Floz con la sua ultima fatica, Hokuspocus, dove le maschere, per una volta, sono sul palco con gli attori.
Ma se il piatto forte’ del Festival internazionale è il teatro, il contorno, anzi l’antipasto, non è da meno, con i concerti preserali: artisti dalla Bielorussia, dall’Angola e dall’Afghanistan. Ad aprire questa 39esima edizione sono stati infatti i quasi cento studenti accolti in Portogallo lo scorso anno dopo la fuga dai talebani, che hanno potuto continuare la propria formazione al Conservatorio di Lisbona. Il tutto in un’atmosfera informale e rilassata, quasi da sagra paesana che richiama non solo appassionati e addetti ai lavori. Ad Almada la calura estiva si combatte anche così. Ed è difficile dargli torto.