In bianco e nero, a colori. Giubbetti di salvataggio, cappellini di lana, coperte termiche e ancora giubbetti di salvataggio. E il mare, i gommoni, uomini, donne e bambini con gli occhi sgranati, poi gli abbracci, i sorrisi, i pianti. Ai Wei Wei è stato sull’isola di Lesbo, in Grecia, per vedere con i suoi occhi quello che leggeva dai media europei: il viaggio senza sostegno umanitario di migliaia di profughi. L’artista cinese, apprezzato e quotato in occidente per il suo spirito ribelle, non guarda in faccia a nessuno: vede, capisce e decide. Decide di chiudere la sua mostra, Ruptures, in Danimarca alla Faurschou Foundation Copenhagen, subito dopo l’approvazione da parte del parlamento delle leggi che sottraggono i beni ai profughi e rendono più lunghi i tempi per la richiesta di ricongiungimento familiare per chi ha ottenuto protezione internazionale. La mostra avrebbe dovuto chiudere a metà aprile di quest’anno. “Li ho visti con i miei occhi, nel freddo, attraversare spiagge di roccia. L’unico modo in cui posso manifestare la mia disapprovazione verso questa decisione – ha dichiarato Ai Wei Wei – E’ fare qualcosa di molto semplice: un artista non può solo guardare ma anche agire”.

Ma l’artista non si ferma qui. Ha deciso di mettere radici a Lesbo e si è fatto scattare una fotografia, faccia in giù sulla ghiaia bagnata dell’isola, ad occhi chiusi, come uno dei corpi di migliaia che in questo angolo di mondo hanno perso la vita in cerca di speranza. L’immagine, scattata da un fotografo dell’India Today Magazine, è stata esposta all’India Art Fair questo fine settimana.

Potete seguire il lavoro fotografico iniziato da Ai WeiWei tramite il suo profilo Instagram o la pagina FB.

(Articolo di IM)

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