Testo e fotografie di Annie Daverio
Di Annie Daverio abbiamo pubblicato sul numero 8 di Erodoto108 il reportage “Grecia. Cibo di soccorso” .
Aprile 2014, Atene
I movimenti di solidarietà nati nell’Atene post–crisi hanno attirato la mia attenzione durante la mia permanenza nella polis Greca.
Dopo aver conosciuto la storia della Metropolitan community clinic di Elleniko, un ambulatorio gratuito gestito da soli volontari, ho iniziato la mia ricerca e sono giunta alla prima tappa: la farmacia sociale di Vyronas.
La farmacia si trova in via Ellespontou 12, a Vyronas, un quartiere periferico a sud–est di Atene. Dopo aver salito qualche gradino e aver aperto una porta a vetri, quello che sembra un piccolo corridoio di un qualsiasi condominio ti conduce in un grande stanzone suddiviso in due ambienti: sulla sinistra grandi credenze di legno scuro contengono centinaia di medicinali, sulla destra diverse sedie aspettano i pazienti. L’immobile è di proprietà del signor Dimitris, un ex marinaio ormai in pensione, e di sua moglie.
Quando entro trovo tre signore dietro ad una lunga scrivania intente a scrivere, prendere medicinali dagli scaffali, chiedersi consigli e accogliere le persone.
Una di loro parla italiano, è incuriosita dalla mia ricerca e le spiego come mai mi sta così a cuore. L’ambiente è illuminato solo da una grande finestra sulla parete di fronte all’entrata, non c’è luce elettrica e per questo la farmacia rimane aperta solitamente solo al mattino, dalle 9:00 alle 13:00 circa.
Io e l’amica che mi fa da traduttrice, Chrissa, aspettiamo che Dimitris arrivi per rispondere a qualche mia domanda, mentre sua moglie mi fa del caffè.
Armate di tazze stracolme di caffè alla turca saliamo un piano di scale per entrare in casa di Dimitris. E’ un signore di circa 70 anni, vestito di tutto punto con giacca e camicia, mi guarda con quello sguardo fiero e risoluto che ho trovato spesso nei Greci. Eppure il suo sguardo mi mostra qualcosa di più, una fiducia, una voglia di raccontarmi qualcosa che, lui è sicuro, porterò alla luce. Come poter tradire la sua fiducia.
Gli chiedo subito di raccontarmi com’è nata questa iniziativa, com’è arrivata la voglia di fare qualcosa di buono per gli altri. La risposta è immediata: “questa iniziativa ce l’ha suggerita la vita stessa”. La Grecia, attualmente, ha circa 1.500.000 di disoccupati, la maggior parte dei quali ha perso l’assicurazione sanitaria e che trova quindi difficile fare, banalmente, dei semplici esami del sangue. Non si poteva di certo rimanere a guardare, passivamente. Dimitris fonda nel 2012, insieme ad altri volontari la farmacia, appoggiandosi ai suoi concittadini, medici e farmacisti. Mi dice che collaborano circa 140 medici di ogni specialità, 40 farmacie e 4 laboratori per le analisi.
La farmacia sociale di Vyronas, e cioè tutte le persone che la gestiscono, hanno sentito la necessità concreta di mobilitare le persone e di creare un fronte di solidarietà per quella parte del popolo che soffre.
Mi racconta che in Grecia esistono diverse organizzazioni di solidarietà denominate M.K.O, associazioni no-profit sovvenzionate dai partiti politici e a volte dal governo stesso ma ci tiene a precisare che, loro, non appartengono a questo mondo: non accettano finanziamenti e se qualcuno vuole donare puo’ versare una somma di denaro alle farmacie convenzionate dove la farmacia sociale puo’ andare a rifornirsi di medicinali.
Gli chiedo se ha mai avuto problemi legali, mi risponde secco negativamente e la cosa mi stupisce, ricordo bene di quando il responsabile della comunicazione della Metropolitan di Elleniko ci raccontava delle rappresaglie di giudici e polizia per scovare anche il più piccolo dettaglio illegale per poterli far chiudere. Mi spiega anche che, nella situazione d’oggi, il governo non farebbe mai nulla per fermarli. Soggettivamente, la loro iniziativa aiuta il governo perché offre un servizio a molte persone, non si pensi esclusivamente alle analisi del sangue di routine, si parla anche di casi gravi in cui l’intervento volontario ha salvato le vita di persone che avrebbero potuto morire in poche settimane per la mancanza delle loro medicine. Dimitris sostiene che il governo, nonostante sappia che la farmacia sociale è contraria alla sua politica, non potrà mai attaccarli.
Come ogni struttura, però, anche la farmacia ha delle condizioni per poter distribuire i farmaci: chi va deve essere disoccupato, deve avere un documento che accerti la sua disoccupazione e se non è disoccupato ma indigente deve consegnare una dichiarazione dell’ufficio tasse che comprova il livello di reddito.
Gli chiedo quali farmaci distribuiscono. (Nel formulare la domanda mi scappa un “vendete”. Vengo subito ripresa con un tono duro che mi fa capire quanto queste persone credano nella solidarietà come atto spontaneo e non come merito.)
I farmaci sono per pazienti di ogni tipo: psichiatrici, ammalati di cancro, diabetici ma Dimitris s’interrompe e mi racconta una cosa più importante, una cosa decisamente importante perché, per me, rappresenta l’essenza di questa crisi che non puo’ e non dev’essere indagata solo come miseria, bisogna raccontare anche di come si resiste, non solo di come si muore.
Mi guarda con attenzione. Mi dice che le iniziative solidali, esplose in tutta la Grecia, hanno dimostrato che c’è una gran parte della società che si unisce in questo dramma, poveri, non poveri, disoccupati, lavoratori, per cercare di sopperire alla mancanza di assistenza sanitaria. Denuncia il governo Greco per la sua inadempienza etica: la Grecia è uno dei pochi paesi che non fornisce un’assistenza di base a chi non ha una buona condizione economica (chi viene curato in ospedale senza il diritto di assistenza certificata si ritroverà poi un conto sulle tasse da cui non potrà certo scappare). La farmacia sociale di Vyronas ha cercato di combattere questa vergogna e ci è riuscita, denunciando casi alle direzioni degli ospedali, al ministro, casi in cui alcune donne dovevano partorire ma non avevano l’assicurazione, casi in cui disabili avevano bisogno di interventi chirurgici ma venivano cacciati perchè non in grado di pagare e, con le loro denunce e la loro testardaggine, se così vogliamo chiamare un sentimento giusto e spontaneo, sono riusciti a far partorire quelle donne, sono riusciti a far operare quei disabili. Mi dice che ci sono riusciti lottando.
Lotta: contrasto, litigio esploso tra due parti per disparità di interessi, di vedute.
Sono sicura di avere davanti agli occhi la parte giusta.