Testo e foto a cura di Francesco Parrella
Per tanti viaggiatori occidentali Khaosan road è un pò come arrivare in Asia ma con un piede ancora a casa. Questa stradina di Bangkok lunga appena quattrocento metri, situata nello storico quartiere di Banglamphu, uno dei più belli e antichi della metropoli, un tempo abitato dagli artisti di corte, oggi costellata di guest house, alberghi a buon prezzo, centri massaggio, agenzie viaggi e locali dove bere ballare e divertirsi fino al mattino, somiglia in fondo ad uno dei tanti luoghi della movida delle nostre città. Un non luogo. Alle otto di sera la via è già affollata di gente, anche del posto. Il volume della musica aumenta man mano che passano le ore, fino a rompere i timpani. C’è tanto street food thailandese. Per tutti i gusti. Anche piccoli scorpioni neri fritti o un grosso coccodrillo allo spiedo che staziona su un carretto che espone la scritta “bangcrok”. Decine di ragazze e lady boy ballano e distribuiscono flayer per questo o per quel locale, provando per qualche metro ad accompagnare per mano i passanti ai tavoli. Qualcun altro invita a scegliere l’abito che la sartoria accanto realizza in meno di mezz’ora, o chi propone di provare il massaggio tradizionale. L’euforia che si respira in giro è tanta, come la birra che viene spillata nei locali, o i cocktail che scivolano sui banconi. In giro ci sono più occidentali che asiatici; questi ultimi sembrano loro i veri stranieri.
È dalla fine degli anni ’60 che a Khaosan road, e nell’area di Banglamphu, arrivano viaggiatori, vagabondi e hippies da ogni parte del mondo. Da allora sembra che poco sia cambiato. Ma non è così assicura una negoziante ormai settantenne qui da più di quarant’anni col suo negozio di artigianato locale. Negli anni Novanta botteghe shabby-chic e i caratteristici boutique hotel hanno sostituito molte delle vecchie case a tre piani. Il regista Danny Boyle nel 2000 girava ‘The Beach’, il film tratto dal romanzo di Alex Garland, interpretato da Leonardo Di Caprio. Khaosan road accresceva la sua fama internazionale e anche i prezzi degli affitti hanno cominciato a lievitare.
Ciononostante tanti giovani della borghesia thai, studenti ed espatriati, hanno preso casa in questo quartiere che è diventato sempre più affollato. Ogni anno qui fa tappa un milione di visitatori.
“Eppure – argomenta la negoziante – prima con meno gente guadagnavamo di più. Gli stranieri erano attratti dai nostri prodotti, che oggi, con la globalizzazione, è possibile trovare in Canada come in Europa. Chi arriva, poi, resta poco e il ricambio è continuo”.
Ma i cambiamenti non finiscono qui. L’estate scorsa le autorità hanno rilanciato un piano di ristrutturazione di Khaosan road, che prevede, tra l’altro, di livellare i marciapiedi alla strada, di rendere la via completamente pedonale in alcuni periodi dell’anno, ma soprattutto di regolamentare il commercio ambulante: i bancarellari potranno lavorare fino alle 9 di sera.
“Vogliono rendere Bangkok come Singapore”, ha tuonato l’associazione dei venditori ambulanti, ma l’amministrazione ha replicato “restituite i marciapiedi ai pedoni”. Il tempo dirà di questa operazione di lifting e dei suoi effetti.
Khaosan road e l’intero quartiere Banglanphu restano un punto di approdo privilegiato soprattutto per chi arriva la prima volta nella capitale asiatica. Non c’è lo skytrain, non c’è il metrò e neppure i grattacieli, ma in quest’area sono concentrate le principali attrazioni turistiche della Città degli Angeli, dal Palazzo Reale al Wat Saket, la Montagna d’Oro. Il Wat Arun, una pagoda in stile Khmer alta circa 80 metri si raggiunge facilmente con un battello in servizio sul grande fiume Chao Phraya. Anche il vivacissimo quartiere di Chinatown è raggiungibile con appena venti minuti di taxi.