Testo di Isabella Mancini

Genere, generi e femminile. La riflessione in ambito fotografico ci parla di come le donne vogliono stare oggi in questo ambiente tra tecnologie e culture pleistoceniche. Intervista doppia ad Anna Volpi, Presidente de La Papessa, e Alessia Locatelli, Direttrice artistica della prima Biennale della Fotografia Femminile

@Annalisa Natali Murri – Cinderellas – Dhaka, Bangladesh 2012

La bellezza di un racconto per immagini sta nella sintesi quasi fosse una crasi tra pensiero, idea, sovrastruttura culturale, Storia: sintesi che si può anche ridurre a uno stereotipo e che, quando lo fa, ricostruisce il mondo che vorremmo vedere più che quello reale. Mentre rifletto, con tutti i miei limiti, sulle future strategie per una comunicazione sia efficace che eticamente sostenibile mi imbatto nella notizia della prossima apertura della prima Biennale di Fotografia al Femminile. Di Festival di cinema femminile ce ne sono di estremamente longevi, in Italia e all’estero: penso al Festival di Cinema e Donne di Firenze che nel 2020 compirà 42 anni o il venticinquenne Sguardi Altrove di Milano, al quindicenne Festival di Cinema annuale promosso dalla palestinese Shashat, il diciannovenne Femal Eye Film Festival canadese, o il ventiquattrenne Aichi International Women’s Film Festival. Ma no, di Festival, Rassegne composte da esposizioni, workshop, lectures, incontri e dibattiti con le autrici della fotografia non se ne trova traccia, al massimo sezioni. E l’idea di un format che ogni due anni raccontasse il mondo proprio attraverso le experties delle donne in fotografia nasce a Mantova, in Italia, ideato dall’Associazione la Papessa con la direzione artistica di Alessia Locatelli. Un evento che avrebbe aperto la stagione primaverile del 2020 con un incredibile focus sul mondo del lavoro grazie alle opere di nove fotografe come Rena Effendi, Sandra Hoyn, Annalisa Natali Murri, Claudia Corrent, Daro Sulakauri, Nausicaa Giulia Bianchi, Eliza Bennett, Erika Larsen, Betty Colombo, Aldeide Delgado. Le riflessioni sulla parità di genere, su come le società costruiscano gabbie di comportamento per uomini e donne funzionali a una gerarchia economica sociale più che finalizzate al benessere degli individui, saranno influenzate probabilmente anche da questa esperienza di clausura mondiale ma ho voluto provare a mettere un punto su questa discussione nell’ora e nel qui di vite sospese tra connessioni zoom e chat in mail.
L’ho fatto con Anna Volpi, presidente dell’Associazione la Papessa, e Alessia Locatelli, direttrice artistica della prima Biennale della Fotografia Femminile alle quali ho chiesto un po’ di cose partendo proprio dal capire assieme perché si è dovuti arrivare a Mantova nel 2020 per il primo Festival del genere. Mi risponde Anna Volpi:

Penso che non sia successo prima perché non era il momento. Le cose nascono quando c’è bisogno e quando ci sono gli elementi necessari per far sì che succedano. Sono una manciata di anni che vediamo la nascita di piattaforme, siti, associazioni, premi, che si occupano di fotografia fatta da donne e persone non binarie. Il momento era maturo. Può essere che qualcuno abbia pensato a un festival al femminile, ma non basta un’idea, serve l’azione. Buttarci in questa avventura è stato un rischio, la BFF è nata dalle forze di un piccolo gruppo di persone, che si sono messe insieme nell’associazione La Papessa. Abbiamo accettato la sfida e dall’enorme risposta del pubblico si vede che c’era un bisogno.

@Rena Effendi, Transylvania: built on grass. Widow Anutza Tepei 82 y.o. with her unmarried daughter Voichita 42 y.o. at home in Hoteni village. A widow wears black after her husband’s death for the rest of her life. Maramures, Romania. June 9, 2012

Le immagini ci raccontano contemporaneo, l’oggi, il qui e l’ora. Che tipo di riflessione avete voglia di raccontare? A rispondermi sempre Anna Volpi.

Per parlare di contemporaneo si potrebbe andare avanti per settimane. Cerco di focalizzare su qualcosa nello specifico. Penso che la fotografia contemporanea sia più inclusiva di un tempo, ma ha ancora passi da fare. Questo si vede semplicemente dai numeri. Un uguale numero di uomini e donne studiano fotografia, a volte sono anche di più le donne, ma nel mondo la maggior parte di foto che vediamo, sulle copertine, nelle riviste, nelle gallerie, nelle fiere, sono fatte da uomini. Dove sono le fotografe dopo che finiscono gli studi. Qui ci colleghiamo al bisogno citato nella prima domanda. 
Un’altra cosa è che il contenuto di quello che viene rappresentato è sempre più vario, vediamo tante diverse realtà, comunità, culture, credenze. È importante rappresentare il nostro mondo perché bisogna parlarne. Ora quasi ogni persona del mondo può produrre immagini, rappresenta appunto il mondo contemporaneo, ma molti non sanno leggere quello che vedono. C’è una saturazione di immagini ma non c’è l’educazione all’immagine. Vediamo senza capire.

Ad Alessia Locatelli, direttrice artistica di BFF chiediamo quale tipo di contributo possono dare nell’ambito della fotografia professionale.

Un gap esiste a livello di dati statistici oggettivi ma non è esclusivamente un problema legato alle arti visive, bensì diffuso in tutti gli ambiti professionali e le problematiche legate la mondo del lavoro femminile vanno anche ben oltre le otto ore lavorative. Pensiamo alla cura della casa e degli anziani, alla gestione dei figli e alla pianificazione famigliare… Mansioni ancora oggi troppo spesso non divise equamente nella coppia. La BFF nasce quindi con una doppia valenza, da un lato vuole proporre le donne fotografe professioniste – italiane e straniere – che, con il loro sguardo, hanno pensato e prodotto progetti fotografici di alto livello. Dall’altro abbiamo scelto per questa prima edizione proprio lo scottante tema del lavoro perché, ancora oggi, trascina con sé il fardello delle differenze di genere anche nelle moderne democrazie occidentali.

@Stefania Prandi, Oro rosso


La “Fotografia” non riguarda solo lo scatto delle immagini ma ci sono numerose altre professioni attorno: quanto devono lottare le donne per poter trovare il loro posto a questi tavoli?

(Anna Volpi) Ci sono tante professioni legate all’immagine. Si vedono sempre più donne in ruoli di photo editor per esempio. Sono ancora in minoranza le gallerie in mano a donne. Molte persone danno ancora per scontato che la donna che entra su un set sia la make up artist, la stilista, l’assistente, non che siano meno importanti questi lavori. In molti ambienti prevale ancora l’idea che la donna aiuti, che non abbia un ruolo principale. Fotogiornaliste si vedono togliere lavori una volta che hanno figli, o non le vengono assegnati lavori in zone di guerra solo perché un uomo da per scontato che non ci vogliano andare. Succede anche in ambienti più piccoli. Ad un matrimonio per esempio, se ci sono un uomo e una donna, quasi tutti penseranno automaticamente che la donna sia l’aiutante della domenica. Dunque devono ancora spingere semplicemente per far riconoscere il loro lavoro.

La sensibilità è diversa a seconda del genere? Parlare al femminile serve a fare lobby? Se sì, fare lobby è una brutta o bella cosa

(Alessia Locatelli) La differenza sta proprio in tale considerazione: non si deve pensare, quando si parla di fotografia “al femminile”, che si cerchi di costruire un “ghetto“ in cui isolarsi per lavorare nella propria “isola felice” poiché non si è in grado di confrontarsi con il mondo. Storicamente, l’attitudine delle donne insegna che la potenza del femmineo sta nell’essere inclusivi, trasversali e attenti a tutte le sfumature. Il contrario dell’atteggiamento dominante nella società in cui viviamo attualmente.
Se restiamo nell’ambito fotografico, non solo lo sguardo delle donne fotografe è sicuramente differente nel ricercare, riportare e raccontare progetti di narrazioni visive, bensì attraverso le immagini delle sue autrici, la BFF desidera aprirsi a differenti temi e riflessioni che diano un contributo dissimile dai preconcetti che appartengono al nostro immaginario visivo.
Segnalare altre strade, costruire percorsi differenti. Includere tutte e tutti, anche il mondo LGBTQI. In questo momento che la storia ci pone davanti, ritengo sia fondamentale cercare di fare una riflessione verso questa direzione.  Ci tengo anche a dire, parlando di inclusività, che per la prima edizione della BFF abbiamo deciso, per una questione di storytelling e comunicazione mediatica, di costruire un percorso completamente al femminile, non solo nelle fotografe proposte ma anche nelle professioniste dei talk, per le letture portfolio, per le presentazioni dei film e dei libri ma non sarà esclusiva delle prossime edizioni.

Questa prima edizione è stata rimandata per la situazione emergenziale connessa alla pandemia di Covid19: come vi siete riorganizzate?

(Alessia Locatelli) In questo momento storico particolare abbiamo dovuto rinunciare all’apertura del 5 marzo ma ci siamo organizzate attraverso i nostri canali Social (@bffmantova | #bffmantova), stiamo affrontando tutte le problematiche nate dal non essere riuscite a portare a termine il programma completo che, per un mese, avrebbe dovuto animare la città di Mantova
Grazie anche ai meravigliosi strumenti che la tecnologia mette a disposizione, stiamo proponendo a tutti i nostri follower delle iniziative che vanno
Contest settimanale suInstagram con l’hashtag #bffhastime, alle BFFPills settimanali su IGTV e Facebook, videoregistrazioni in cui mostriamo le immagini delle mostre in programma, cercando di raccontarle come se ci trovassimo in quella situazione, dentro all’immagine stessa, per cercare di colmare con l’empatia la distanza della fruizione dal vivo. Inoltre, il 18 e 19 aprile laBFF goes live! Oltre alle letture portfolio che faremo on line, organizzate dalla piattaforma Italy Photo Award e già schedulate all’interno della BFF, nello stesso fine settimana stiamo preparando due dirette live Social con due delle fotografe della nostra Biennale, di cui una sarà Annalisa Natali Murri. Nelle prossime settimane raccoglieremo le domande dal pubblico, via social e scrivendo a info@bffmantova.com.    Seguiteci nei nostri account Social o scriveteci per avere informazioni aggiornate sulle ospiti, sugli orari della diretta e il canale social su cui avverrà.
Infine abbiamo in vendita il catalogo BFF sul sito e-muse book (
https://emusebooks.com/libri/biennale-della-fotografia-femminile/) e chiunque volesse sostenerci può comprarlo e avere un compendio completo della biennale nonché un’edizione rara, poiché il Covid-19 ha creato uno slittamento nell’evento.

@Sandra Hoyn, Fight for a pittance, 2011

Si parla molto di come questa esperienza mondiale cambierà il nostro sguardo sul presente e sul futuro: pensate di organizzare attorno a questo tema che a sua volta ne racchiude molti (la reclusione forzata, l’allontanamento sociale, la democrazia, la partecipazione politica, etc) una riflessione con le fotografe di questa prima edizione? 

(Alessia Locatelli) Ringrazio per la domanda. E’ uno spunto interessante che sicuramente considereremo. La BFF,  benché alla sua prima edizione nasce con uno sguardo internazionale, quindi in primis dobbiamo cercare di  abbattere le difficoltà delle distanze geografiche e temporali che legano le fotografe selezionate e il circuito off e che vanno dagli Stati Uniti a Cuba, fino all’Europa dell’Est, passando per l’Italia.  Secondariamente dobbiamo riuscire a capire come dare vita alla BFF stessa, dal punto di vista della fruizione delle mostre che abbiamo già stampato e che naturalmente ci piacerebbe potessero essere visibili.  

Certo che questa esperienza è sicuramente un’occasione – come tutti i momenti di cambiamento – e spero non soltanto per la cultura che si sollevino questioni importanti capaci di interpretare la svolta che molti di noi auspicano, prima che il mondo diventi un luogo davvero difficile in cui vivere. La Biennale della fotografia femminile ha costruito un percorso sino qui con professionalità ed entusiasmo, noi ci siamo. Stay tuned!

(Anna Volpi) Riguardo a questo periodo è tutto molto sospeso. Non sappiamo esattamente che tempistiche avrà, non sappiamo quanta crisi economica ci sarà, non sappiamo cosa verrà prodotto autonomamente. Dipenderà da come lo vivono e quando possiamo fisicamente aprire le mostre. Se ci saranno restrizioni per molto tempo, sarà difficile dare spazio ad altri lavori. Certo è che la prima edizione ha come tema il lavoro, che è naturalmente colpito da questa emergenza. Non voglio svelare più del necessario, ma stavamo già pensando al tema del 2022, e credo che questa pandemia produrrà lavori inerenti da molte parti del mondo, con vari sotto temi.

@EriKa Larsen, Quinhagak, works between 2015-2019

Trovate le informazioni dalla e sulla BFF su FB, o tramite il loro sito web.