Testo e foto di Sabrina Maio
Let’s go…è il diktat del centro di Londra. Devi andare, non fermarti e, seppur volessi farlo, verresti trascinato dall’enorme snake di persone che si sposta tra Oxford Street, Regent Street e la magnifica ed altisonante Trafalgar Square. Ad un non avvezzo alle folle non sembrerà strano che i punti di snodo,come Piccadilly o Cambridge, rechino il nome di Circus. Sono, infatti, i luoghi degli incontri inaspettati, esilaranti e bizzarri, dove tutto può avvenire. Tutto è consentito e lecito, nulla stupisce a Londra.
Londra,sebbene abbia una storia imponente, è davvero una città giovane e per animi giovani. Sprizza di luci ed immagini al neon. I pub traboccano dalle prime ore del pomeriggio di gente allegra con boccali di birra. Sembra che tutti si divertano, comprese le persone che vanno a lavoro. L’atmosfera di party aleggia un po’ ovunque: gente che già in costume va ad una festa in maschera o donne in abiti da sera sui bus del venerdi sera. Puoi trovare ragazzi che suonano in ogni angolo, compresi negli spartitraffico tra innumerevoli auto. L’elegante mercato di Covent Garden attende lì tra drink e melodie dei Beatles che arrivano da un angolo nei pressi dell’Opera. Chinatown multicolor un po’ più in là, tra turisti incuriositi ed olezzi orientali e pagode artificiali. Poi la trasgressiva Soho accanto, tra night club e disco ed i ristorantini di tutto il mondo che si sviluppano come una cartina geografica.
Londra è una vera metropoli con un motore che supera spesso i giri consentiti. E’con la malinconia che ci si mette al riparo in una città tanto complessa ed è bene non disperderla a casaccio, al contrario, bisogna rinnovarla spesso. La cogli lì sul lungo Tamigi tra il Big Ben e Westminster, da un lato, ed il London Eye e gli innumerevoli grattacieli che si sfidano in altezza, dall’altro. Insospettabilmente è così,l’intima bellezza di Londra è nei suoi contrasti, come nel suo cielo grigio, spesso piovoso, sopra stradine colorate e variopinte come Neal’s Yard o Camden High Street. Le chiesette gotiche in perfetto stile english, stipate e costrette tra traffico e palazzi ultramoderni, che compaiono all’improvviso. E’imbattersi nel bel mezzo della periferia in un gruppo di donne indiane nei loro elegantissimi sari, come se fossero dei petali di un fiore. Girovagare tra Cecil Court e Leicester Square tra i negozietti di libri e mappe antiche, vedendo in un angolo ombroso di un pub l’ombra fantasma della Woolf. Perdersi e stancarsi nel camminare per poi approdare nei pressi di Paddington tra i canali silenziosi ed umidi di Little Venice con le sue houseboats. Dopo un’immersione sonora e visiva in Trafalgar Square, entrare, come richiamati, nella chiesa di St. Martin ed inebriarsi tra i banchi per delle vibranti Choral evening prayers , nonostante non se ne comprendano le parole.
Bastano pochi giorni per comprendere che i veri reali di Londra sono le donne ed i fantasmi. Le prime, emancipate e consapevoli,le incontri da sole, avvolte spesso in abitini molto femminili a tutte le ore ,con un’aria sicura e leggera e mai omologata, capaci di inserirsi e realizzarsi nei vari ambienti. Madri, ragazze, sempre eternamente girls,svolazzanti e noncuranti delle proprie fattezze. I fantasmi si incontrano, al contrario, di rado. Ne trovi almeno uno in antico pub o dietro la vetrata di una chiesa. Potremmo imbatterci così in uno scrittore famoso, in una donna tradita, o in una vecchia contessa a cui furono sottratti i figli…, a vagare a guardia di vecchi palazzi ed a custodire il segreto di questa città e la sua storia. Ai londinesi, a cui piace perpetrarne il culto,va la capacità di farne leggenda e di indurci inverosimilmente a crederci.
Ma la meraviglia in questa città è sedersi a bere un caffè, guardare fuori e capire che ci si è dati un appuntamento fuori col mondo,con tutte le etnie, con le loro bellezze e i loro costumi. Misurare il limite personale e cogliere la meravigliosa casualità della propria esistenza. Ed è proprio così, Londra è lasciarsi andare tra un pulviscolo di persone verso il dolce finire del giorno, farsi accarezzare dalla brezza che sa di Tamigi,essere il niente tra il niente,camminare con l’illusione, che solo questa città ti sa dare, che nulla abbia fine.