Testo e foto di Isabella Mancini/
Lucca è una bella cittadina. Un po’ silente, composta, lineare, abbracciata dalle imponenti mura difensive di epoca rinascimentale. In autunno sono bellissime colorate dall’oro ramato delle foglie degli alberi della passeggiata “sospesa”. Lucca accoglie ogni anno alcune manifestazioni culturali di importanza nazionale come il Lucca Comics&Games e torna ad ospitare anche la fotografia di qualità con il Photolux Festival. La città si fa attraversare da decini di appassionati, li riconosci dalla macchina fotografica appesa al collo e dallo zaino professionale sulle spalle. “E’ un po’ come portarsi il pallone quando vai a vedere una partita” mi fa notare Alessandro. Forse sì. Sono 28 le mostre presenti fino a metà dicembre. Ne abbiamo viste solo la metà. Peccato però non riuscire a gustarsi a pieno gli scatti di autori come Andres Serrano o Joana Choumali o Ivo Saglietti, tutti ospiti del padiglione Cavallerizza. Cornici e vetro, illuminazione naturale e … riflessi, riflessi, riflessi. Rifletto però sul bel progetto fotografico di Patrick Willocq, portato a Lucca da Azu Nwagbogu, direttore del Festival fotografico di Lagos. Racconta le storie, o meglio le canzoni, delle giovani Walè pigmee del Congo. Una storia assurda, una storia lontana, una delle mille declinazioni dell’adattamento culturale dell’essere umano al suo contesto naturale che porge il conto, come spesso accade, alle donne. Torneremo per Joel Peter Witkin. Speriamo che i suoi scatti provocatori non siano oscurati dai riflessi dei vetri e dall’illuminazione dozzinale.