Testo e foto di Sandro Abruzzese
Esistono terre del grano e del vento, in mezzo al vecchio mondo. Mentre le percorro,
i falchi tracciano il confine tra Irpinia e Daunia. Più di ottocento metri d’altitudine
per il secondo comune più alto della provincia di Foggia. Ma Monteleone
non è di nessuno, anche se è vero che da una parte si staglia la Puglia,
dall’altra, attraverso l’Irpinia, si arriva fino a Napoli.
A vista, in lontananza, le ossa verdi del Vulture su cui si appoggia la Lucania alta.
La villa comunale si affaccia sulla sella di Savignano, più a nord una costellazione di pale eoliche,
dietro ci sono Greci, Ariano, fino al Molise.
Verso la Campania, Montevergine e i Picentini, insieme a Chiusano,
chiudono uno degli anfiteatri dell’Italia interna.
Non si fa più qui il mondo, Federico II è morto da troppo tempo.
Se ne accorsero presto sull’altura
di questa terra di briganti
Tegole divelte, supersantos, e sassi
appesi ai tetti
tentano di scoraggiare l’unica forza costante
di queste lande:
il vento.
Negli anni ’50 Monteleone possedeva cinquemila anime di vita.
Monteleone una volta di Avellino e poi di Puglia, un’altra madreluna degli emigranti,
attualmente conserva mille testimoni, mille abitanti, dicono
che il mondo si è fatto lungo, lontano.
Tuttavia a me pare strano che tutto questo mondo
non faccia a botte per Monteleone, per Sant’Agata, per Anzano.
Mi pare sempre strano, quando vedo quello che vedo,
che non si faccia guerra e pace per queste lande,
per questo meridione di un altro mondo.
il suo blog racconti viandanti