Testo di Irene Russo
Foto di Lika Tamliani
I quartieri diroccati di Tbilisi appartengono ancora alla sua gente, che preferisce dormire con le crepe sulla testa piuttosto che cedere le case agli investitori. Ci vorranno molti anni prima che gli abitanti riescano a trovare i soldi per ristrutturare, ma nel frattempo resistono al ricatto di potersi credere più fortunati altrove. Essere ricchi è vivere a Tbilisi, passeggiare per le sue strade, abbellire le stanze di tappeti, far crescere la vite rampicante tra le fessure dei mattoni.
La città vecchia della capitale georgiana somiglia alla zona rossa di alcune città italiane crollate col terremoto. I cantieri battono il ferro fino al tramonto e tra le macerie non si sentono i passi dei pochi che rincasano col sacchetto della spesa dondolante. Ma a Tbilisi tintinnano le porcellane dei bar e tremano i solai dei locali techno: mentre si aspetta che tutto stia fermo, tutto suona. Gli edifici non si tengono in piedi per gli stuzzicadenti delle impalcature, ma rinfacciano il proprio equilibrio senza alcuna remora.
La popolazione dei residenti non è ancora sufficiente a riempire i sontuosi balconi di legno. Certe vie le diresti disabitate prima di vedere i panni stesi dentro ai cortili. Per accertarsene basta inoltrarsi in un condominio di scale storte oppure bussare a un porta qualunque e bere un caffè. Da queste parti, parlare agli sconosciuti è ancora una delle migliori occupazioni della giornata. Ce ne siamo scordati, noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case.
La città vecchia di Tbilisi potrebbe in parte restare nelle mani di chi vi ha sempre abitato, mentre altrove la gentrificazione spinge le classi popolari nelle periferie. I romani hanno perso il volto popolare del Pigneto, i parigini hanno sfumato l’identità del Marais, i berlinesi devono cambiare quartiere ogni volta che il nome della propria strada comincia ad andare di moda. In molti luoghi della terra, nessuno è abbastanza ricco da comprare i muri, abbastanza incosciente da non temersi in pericolo, abbastanza orgoglioso da non vergognarsi delle crepe.
Quanto vale la vita di un uomo? Quanto vale la vita di una città? E qual è la differenza fra queste due domande? Girando per Tbilisi, ogni certezza del nostro mondo appare sbilanciata.