Testo e foto di Barbara Vannucci
Il Carnevale di Viareggio è conosciuto in tutto il mondo per i suoi carri sempre attuali e pieni di ironia e satira della politica e cultura italiana, meno conosciuto è come vive il carnevale un viareggino, e quanto faccia parte della sua cultura. Ecco il racconto di una viareggina doc, che potremmo dire non si è persa un carnevale da quando è nata.
Il Carnevale inizia per noi il giorno seguente l’Epifania, quando i balconi e le vetrine di Viareggio si addobbano con bandiere, maschere e striscioni colorati.
L’apertura ufficiale è invece 4 domeniche prima della Quaresima, con la maschera del Burlamacco, che con la sua compagna Ondina, in sella a un Cavalluccio Marino, ogni anno dal 1930 approda dal mare in Piazza Mazzini e proclama l’apertura del Carnevale. Viene quindi issata la bandiera al suono della Banda musicale della città “LA LIBECCIATA” che da sempre risveglia il pazzo frenetico bambino che è in noi. C’è fermento, bollicine, polemiche, dubbi, chiacchiericci, insomma un pieno di adrenalina.
Si pensa alla maschera, si sceglie il personaggio e si prova il trucco del viso. Ogni viareggino conserva in casa un numero esagerato di costumi che vengono ogni anno riadattati per la nuova maschera. I costruttori dei Carri di cartapesta devono lavorare di notte e di giorno per arrivare puntuali all’appuntamento dell’inizio della prima sfilata, ogni anno all’ultimo momento gruppi di ragazzi si mettono a disposizione per contribuire alla buona riuscita della manifestazione.
Quando alle ore 15 il cannone spara 3 colpi comincia la “festa” e il corso mascherato sfilerà per 5 giornate.
I Carri alti fino a 25 metri di altezza trainati da trattori sfilano sul circuito del lungomare. La musica del Carnevale comprende le canzoni ufficiali, quelle storiche e anche melanconiche del poeta Viareggino Egisto Malfatti, che evocano ricordi di tè con le signore e spensierata gioventù.
Le belle musiche recenti sono i nostri tormentoni di Carnevale, anche i bambini piccolissimi le conoscono, sembra che le imparino ancor prima di nascere! Tutti si canticchia e il corpo si muove salta e balla in danze libere, spontanee, tribali.
I Carri più grandi sfoggiano splendide coreografie preparate con abilità e impegno, i carri più piccoli improvvisano le danze alla vecchia maniera.
Tutti si divertono e lanciano alla folla coriandoli e caramelle. Alcune pasticcerie lanciano bomboloni ai ragazzi sopra ai carri che gridano e sporgendosi afferrano le ciambelle grondanti di zucchero, in alcune zone del percorso la folla che si sposta ai lati della strada per far passare il carro si ritrova sotto una pioggia di zucchero, coriandoli, stelle filanti e con il vento anche un po’ di granelli di sabbia. Capita spesso di vedere Vincenzo ed altri personaggi” particolari” che aspettano il Carnevale come vera occasione di partecipazione e protagonismo. Vincenzo non lavora ma durante il Carnevale può finalmente vivere il suo sogno di essere un vigile e dirige pezzi di corteo vestito da Vigile Gigolò.
Nelle notti dei fine settimana al porto nel rione Darsena si svolge il Baccanale storico, pensato più per i locali: si balla con orchestre e bande itineranti nei quartieri, e l’affluenza è di migliaia di persone. L’originalità dei gruppi e delle Maschere è particolare, quasi come un film di Fellini, come una ballata di De Andrè. Niente di raffinato, il Carneval Darsena è ubriaco di Festa popolare. Lo storico staff delle cucine prepara pitti tipici della cucina viareggina. Cacciucco, polpo, trabaccolara, fritto di paranza e vino a volontà.
Si mangia in piedi appoggiandosi in qualsiasi posto non occupato, si improvvisano tavoli perfino sui bidoni della spazzatura il tutto non smettendo mai di ballare. La bontà del cibo si paragona ad un ristorante stellato con il vantaggio che può essere gustato sotto le stelle.
L’ultima domenica di Carnevale, dopo la premiazione dei carri si può assistere alla gioia e al delirio sotto il Carro proclamato il Vincitore, con spettacolo Pirotecnico e tanta musica.