Testo di Pamela Cioni

Qui in Swaziland
dove?
In Swaziland.
Ah ma che fate cooperazione in Svizzera?
No lo Swaziland è in Africa, vicino, anzi dentro, il Sudafrica…
ah? Mai sentito.

In effetti … non è un paese di cui si parla spesso, non è un paese conosciuto… Ogni tanto da noi arrivano delle notizie di folclore e qualcuno ne parla: il ballo delle vergini per il re, le streghe che volano, il livello di corruzione che sarebbe (?) come quello dell’Italia… cose così.

In realtà lo Swaziland è un paese strano, a un passo dal ricco Sudafrica, da attraversare se vuoi arrivare al parco Kruger, ma con un alto livello di povertà e un ordinamento che è l’unico rimasto in tutto il continente, quello di monarchia assoluta. Poche città, piccole, molto moderne e ordinate e molte zone rurali e tribali. Principi e principesse sparsi a grappoli in tutto il paese, dato che il sovrano pratica la poli-poligamia e di figli (quindi discendenti del nobile casato) ne avrà almeno 150. Improbabile che li conosca tutti e probabile che non gli interessi. Tante coltivazioni di canna da zucchero in mano alla Corona e, poi, delle multinazionali che qui arrivano e fanno affari con il Monarca. Il resto sono mance, elemosina per tutto il popolo che vive principalmente di agricoltura. Di sussistenza, piccoli appezzamenti da cui l‘acqua scompare per la siccità, come adesso, mancanza di infrastrutture e soprattutto per via del massiccio drenaggio che ne fanno i mega campi di canna da zucchero. Il resto è un territorio bellissimo in cui si sta provando a sviluppare un po’ di eco turismo e turismo comunitario; il resto è una legge sulla violenza contro le donne che il re tarda ad approvare. Il resto è il triste primato di percentuale di sieropositivi più alta al mondo: il 27%. Una generazione di orfani e qualche miglioramento negli ultimi anni, con preservativi in distribuzione gratuita ovunque e un welfare nazionale che ha dato priorità a questa emergenza. Il resto è anche mancanza di libertà di espressione e di una legge per i media indipendenti. Il resto è che lo Swaziland è un posto tranquillo ai limiti del noioso, sicuro e rassicurante: il centro della capitale, Mbabane, è un gigantesco mall dove puoi trovare di tutto. Chi ci vive da un po’ scopre anche altre realtà, anche feste, balli africani e pure latinoamericani, scopre che la gioventù è uguale sotto tanti cieli e la gente si diverte come può, sempre e da sempre. Il resto sono le migliaia di “chiese” o sette, di derivazione protestante che praticano una religione sui generis, inventata, adattata alle esigenze e usi e costumi del paese. Sincretiche, con riti quasi pagani di trance e divinazioni, ma anche tanti gospel e padri e pastori. Molte frasi terminano con Alleluya. Il siswati, poi, è una lingua simile allo zulo che prevede tra le consonanti uno schiocco di lingua. Cos’altro? Esiste una montagna che sovrasta Mababane, che si chiama Sibebe che sembra quella di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, brulla e piatta, dove tutti vanno in una sorta di pellegrinaggio tra il naturalistico e il religioso. E poi alberi immensi e rocce enormi. Quasi un salto nella preistoria. Un dinosauro, qui ci starebbe benissimo. Ma forse c’è e si chiama, re.

giraffa