In via Giorgio la Pira, a Firenze, a due passi due da Piazza San Marco si trova il Museo di Geologia e Paleontologia, una delle sezioni del Museo di Storia Naturale del capoluogo toscano. Trecento mila tra fossili e rocce raccolti e studiati nei secoli. Quando si mette piede in questo vecchio museo si viene accolti da Anancus, un mastodonte ritrovato nel Valdarno superiore molto recentemente però (1986): lunghe zanne e piedi grossi che camminano di pari passo con “Pietro”, un elefante maschio adulto alto almeno 4 metri rinvenuto in una vigna a Borro al Quercio e arrivato in Italia all’inizio del Quaternario.
Tra questi declivi e vigneti aveva spolverato sassi e fossili già Leonardo da Vinci segnando una strada che alcuni secoli dopo fu ripercorsa, nello studio e nella ricerca, da Niccolò Stenone (Niels Stensen) lo studioso, medico e geologo danese del ‘600 che a Firenze pose le basi per una disciplina scientifica come la paleontologia: dimostra che i fossili sono resti di organismi vissuti nel passato. Le intuizioni di Stenone sulla natura dei fossili e sulla stratigrafia permisero di porre le basi per questa scienza che proprio in questa città trovò un protettore nel Granduca Pietro Leopoldo che riunì poi, nel 1775, tutta questa mole di reperti in un unico grande museo di storia naturale. Niccolò Stenone era un medico. Aveva studiato a Copenaghen e girato l’Europa per approdare a Firenze dove fu preso sotto l’ala protettrice di Ferdinando II de Medici che lo volle anatomista all’ospedale di Santa Maria Nuova. In Toscana iniziò a studiare i reperti geologici e qui scrisse De solido intra solidum, pietra miliare della geologia moderna con intuizioni geniali anche per il futuro sviluppo della cristallografia. Quest’uomo sarebbe stato già sufficientemente eccezionale così se non fosse stato anche un grande anatomista scoprendo il dotto salivare, dimostrando che il cuore è un muscolo e non sede del pensare, del volere e del percepire della persona. A questa sua cieca fede nella scienza affiancò un’altra fede ceca quella verso Dio che lo portò a convertirsi dal luteranesimo al cattolicesimo nel giorno di Pasqua del 1667: otto anni dopo fu nominato sacerdote, divenne vicario apostolico, e dieci anni dopo fu nominato vescovo titolare occupandosi dei pochi cattolici rimasti in terra infedele tra Germania, Norvegia e Danimarca. Questo suo instancabile pellegrinaggio alla ricerca della verità scientifica e religiosa è stato il motivo della sua beatificazione nel 1988.
La Fondazione Stensen di Firenze, che è stata fondata nel 1959, gestita dai Padri Gesuiti, si ispira all’azione di studio e ricerca, confronto e dialogo del beato danese. Per questo è da sempre centro culturale di riferimento per la riflessione politica e culturale della città attraverso incontri e dibattiti ma anche cinema e rassegne. Da pochi giorni lo spazio di Viale Don Minzoni si è arricchito di una libreria di 400 mq con 7mila titoli che ospiterà anche incontri e concerti dal vivo dal nome curioso: Alzaia, come quello delle funi con cui si trascinavano controcorrente le barche lungo i fiumi.
Un’altra storia che inizia con un nome.