Testo e foto di Isabella Mancini
A Trieste ove son tristezze molte,
e bellezze di cielo e di contrada,
c’è un’erta che si chiama Via del Monte
Incomincia con una sinagoga
e termina a un chiostro; a mezza strada ha una cappella; indi la nera foga
della vita scoprire puoi un prato,
e il mare con le navi e il promontorio,
e la folla e le tende del mercato.
(Ettore Schmitz, Via del Monte)
Il cielo è tanto celeste che non distingui la linea dell’orizzonte con il mare. I mattoni di questa vecchia fabbrica sembrano ancora più rossi, il silenzio della storia serpeggia nel cemento. Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio italiano, costruito nel periferico quartiere di San Sabba, a Trieste. Quella Trieste che prima della Guerra, delle leggi razziali, dello Sterminio di massa, vantava una vita intellettuale energica e europea. Il 18 settembre del 1938 Mussolini si affaccio in una gremita Piazza dell’Unità d’Italia per proclamare le leggi razziali, le leggi della vergogna, di un mondo girato al contrario dove il razzismo era la norma, il giusto, era, appunto, legge.
« È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo arianonordico. »
(La difesa della razza, anno I, numero 1, 5 agosto 1938, p. 2)
Per un aprile di riflessione sulla Liberazione da questo abominio, quello nazista sì ma per l’Italia soprattutto, prima di tutto, quello fascista.
Per un aprile del genere è il posto giusto perchè qui, oggi, in questa quiete, tra questo cielo cristallino e il mare piatto, niente sembra essere stato. Ed invece è stato e può essere ancora. Tra queste mura sono state trucidate tra le 3 e le 5 mila persone, tristini, sloveni, croati, friulani, istriani ed ebrei e un numero ben maggiore da qui è passato per essere indirizzato nei campi di sterminio di Buchenwald, Dachau, Auschwitz: 25mila persone di nazionalità , credo religioso e politico diverso furono accomunati dallo stesso destino, furono assassinati e bruciati nella Risiera o deportati.
Questo oggi è un luogo di memoria nazionale. Inalterate rispetto ad allora rimangono la cella della morte e le 17 celle di detenzione.
Una mostra storica e fotografica permanente e una biblioteca aiutano ad annaffiare il seme della Liberazione da questo orrore fatto diventare legge, norma dai fascisti, da Mussolini.
INFORMAZIONI
Civico Museo della Risiera di San Sabba
Ratto della Pileria 43 – 34121 Trieste
Homepage: www.retecivica.trieste.it/triestecultura/musei/civicimusei
Ingresso gratuito
tel 040-63.04.43 oppure 040-63.69.69