testo di Antonella Bukovaz

foto di Maria Silvano

MS007Le icone create da Maria per raccontare i ragazzi della migrazione contemporanea interna all’Europa compongono una piccola foresta, un nido di voci imperfette che si offre spalancato alla nostra lettura e al nostro ascolto. Tutto prima o poi prende una forma e per chi lascia i propri luoghi, per chi si avventura nel mondo, la forma credo sia sempre il risultato di una o più sovrapposizioni di elementi, di immagini, di simboli, di luoghi… di tracce.

MS008Le immagini rilasciano un tentativo poetico di armonizzare natura e cultura. Così mi parlano le foto di Maria e questo mi dicono le loro voci, come fossero canti a comporre un senso che ha come canone principale la loro sola sonorità. Niente è chiaro in questa situazione, tutto è intrecciato e sovrapposto ma riconosciuto e raccontato. Qui le foto, che sono una precisa fetta di tempo, hanno anche un flusso grazie all’idea performativa di Maria che propone insieme alle foto l’ascolto delle registrazioni delle loro voci, sovrapposte e necessariamente incomprensibili, e stabilisce così una più ampia possibilità di relazione con ciò che ci vuole narrare.

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Narrare da dentro è sempre arduo. Narrare con le forme degli amici, dei famigliari, con i gesti del quotidiano, come parte della narrazione, è ancor più arduo, ma questa è sempre più la cifra del lavoro di Maria che attinge da ciò che vive per dirci: Ecco, io sono qui! Questi sono i miei amici, stiamo cercando di vivere, di ramificarci in un mondo che è una giungla, vogliamo lasciare tracce…

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Ramificazioni

13 immagini (40×60 cm) realizzate con un gioco di sovrapposizioni tra fotografia analogica e digitale. Ogni immagine è accompagnata da un testo di riferimento nel quale il soggetto fotografato racconta i sogni e le speranze legate alla volontà di cambiare paese, le difficoltà linguistiche e d’integrazione, i problemi del quotidiano.

Il lavoro è accompagnato da un traccia sonora nella quale le voci dei soggetti fotografati si sovrappongono le une alle altre: problemi di pronuncia ed inflessioni linguistiche si compongono a creare una foresta di voci.

Il progetto è stato esposto a Berlino e a Padova nel corso del 2015.

 

Maria Silvano, 30 anni, si occupa di fotografia dal 2007 quando, in occasione della sua tesi in antropologia culturale svolta in Spagna vive e testimonia il lavoro di una comunità di Gitani impegnati nella valorizzazione e nella salvaguardia della propria cultura originaria. Collabora abitualmente in veste di fotografa con il laboratorio per le arti e per il pensiero Stazione di Topolò-Postaja Topolove, con il centro universitario di Klagenfurt UNIKUM e con il festival Balkabarna di Barcellona.  Vive e lavora a Berlino dove porta avanti la sua ricerca fotografica focalizzata sugli aspetti della nuova antropologia urbana e visuale.

Antonella Bukovaz, 53 anni, è originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo-sloveno, nelle valli del Natisone dove ogni estate si tiene il festival Stazione Topolò-Postaja Topolove che tocca vari campi dell’arte e della comunicazione. Dal 2005 si dedica prevalentemente alla poesia e alle interazioni tra parola, suono e immagine in forma di lettura, videopoesia e video-audio-installazione. Ha vinto il Premio Antonio Delfini 2009 e pubblicato su riviste web e cartacee (il Verri, Alfabeta, Pensiero), presso Le Lettere, Ellerani editore e nell’Antologia Einaudi Nuovi poeti italiani 6. Insegna, in lingua slovena, nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone.