Testo e foto di Isabella Mancini
E’ sempre stata lì. Prima la fabbrica, oggi il Museo (e il negozio) del Confetto di Andria. A una decina di metri dalla Cattedrale si trova la storica confetteria di Giovanni Mucci che ha voluto, con determinazione, mantenere l’attività di famiglia, conservare le macchine da lavoro ereditate e allestire così un museo di come venivano da sempre fabbricate queste meraviglie del palato. Con le mandorle e con i pistacchi, con i semi di finocchio, con le nocciole ma tutti rigorosamente rivestiti di zucchero (e spesso anche di cioccolata): i confetti ad Andria sono da sempre una tradizione. Usati anche dai romani per festeggiare i lieti eventi all’epoca erano fatti con mandorle e miele, lo zucchero entrerà nella pasticceria italiano solo al partire dalla fine del 1300, bianchi per i matrimoni, verde per un fidanzamento, rossi per una laurea, sempre regalati in numero dispari.
In questa piccola casa della tradizione è possibile vedere le bassine, delle belle “betoniere” in rame a forma variabile che servono per far ruotare le mandorle assieme a soluzioni di saccarosio. Il processo che porta alla nascita del confetto è lungo e complesso, prevede varie fasi di bagnatura e essiccamento fino ad ottenere lo spessore voluto di zucchero sulla mandorla. Poi segue la lisciatura, la colorazione e la lucidatura. Sulmona forse è più famosa di Andria come patria del confetto ma se capitate in questo angolo di Murge incastonato tra il Gurgo e il mare fermatevi a vedere i campanili della città e ad assaggiare i confetti ricoperti d’oro: una sottilissima sfoglia del metallo lucente da assaporare nei momenti più preziosi.