Testo e foto di Andrea Semplici
Un regalo per Anfrè, la nostra guida afar. Lo incontrerò a Semera, ci ha aiutato con i permessi per la Dancalia. Compro due mazzi di chat. Al mercato di Bati, fra i più grandi dell’Africa orientale. Luogo di incontro di genti amahara, afar e oromo. Capannelli di uomini attorno ai mercanti di chat. Discussioni eccitate. Gli uomini hanno desiderio di chat. Ma Omar Osman trova il tempo per un bianco incerto. ‘Raccolto ieri pomeriggio, dopo le quattro’, mi faccio tradurre quanto mi racconta. Il chat deve essere ruminato fresco. Ha un sapore amaragnolo. Gradevole. Infilo in bocca qualche fogliolina. Omar ha 42 anni e sono vent’anni che commercia in chat. Prega molto, ha la bolla in fronte. Lo compra dai contadini di Gherba, terra della scarpata. Mi fa un buon prezzo, dice. 150 birr. Sei euro. Chiedo conferma e cosa mi aspetto come risposta? E’ un buon prezzo. Affare fatto. Me lo avvolge con cura in fogli di giornale. Rimango un po’ a vedere le sue trattative. Il chat aiuta l’ozio. Si ferma il mondo attorno a queste foglioline che, in bocca, diventano un palla verdastra, gonfiano una guancia e sporcano i denti. Ma donano una lieve ebrezza, un senso di piacere, aiutano le chiacchiere, fanno passare il tempo, regalano qualche stordimento. Storia di uomini, il chat. Le sue piantagioni stanno sostituendo il caffè. Saluto Omar, mano sul cuore. A Kasaghedè mi fermo al bar, ci sono solo due uomini. Assaporano con un sorriso una fogliolina dopo l’altra.