Testo e foto di Alberto Boscaini.
“Vendilo Ramon!”
Una voce si leva alle spalle del banditore, il prezzo è salito in fretta, nessun altro è interessato. Ramon conta fino a due, poi con un colpo di martello pone fine all’asta dell’intero lotto di cianfrusaglia.
Nel mercato Els Encants Vells (I Vecchi Incanti) di Barcellona la scena si ripete uguale da tempi immemorabili. Questo è di fatto uno dei mercati delle pulci più antichi d’Europa, le cui prime testimonianze risalgono al quattordicesimo secolo, e l’ultimo in cui si svolge regolarmente l’asta mattutina.
Els Encants è un viaggio da fare al mattino. Bisogna recarvisi presto, prima che il sole faccia capolino dietro la Torre Agbar, l’emblema della modernità della capitale catalana.
Quando ancora la città è assopita nelle prime luci dell’alba, il mercato è già un brulicare di uomini. Ognuno è intento ad accomodare nel migliore dei modi gli oggetti che spera di vendere in giornata: dal vasellame ai libri, dai vestiti ai mobili, ma anche elettrodomestici, vinili, occhiali, orologi, oggetti da ogni parte del mondo.
Molti di questi non hanno alcun valore, alcuni sono dei veri e propri tesori. Lo sanno bene i collezionisti e gli amanti di antichità che scelgono proprio queste ore per andare a caccia di affari, quando i prezzi sono ancora bassi e facilmente trattabili. Lo sa bene Pedro, che rovista in un mucchio di orologi in cerca di vecchi Lotus da rimettere in funzione: “Vedi? Girando la rotellina, la lancetta dei secondi si muove, impercettibilmente, però si muove. Funzionerà.”
Poco più in là Ahmed sistema un intero set di pentole; Said, che è appena arrivato, lo chiama a gran voce per chiedergli aiuto: è in ritardo, deve ancora togliere il telo che protegge il suo lotto. Qui il colore della pelle più diffuso è di qualche tonalità più scuro rispetto al resto della città, la lingua veicolare è l’Arabo. Negli anni passati a dominare il mercato erano le popolazioni gitane, progressivamente sostituite dalle genti provenienti dall’altra parte dello stretto. Cambiano le facce, ma l’abilità dei venditori rimane la stessa.
Un gruppo di marocchini segue Ramon, ormai l’unico bianco del gruppo, nella lenta processione tra i vari settori del mercato. Il parlottare alle sue spalle dev’essere per lui incomprensibile, ma il banditore continua il suo antico lavoro senza battere ciglio. Inizia urlando “Cuanto vale el lote?” I numeri si susseguono rapidi, arrivando in fretta a cifre alte, ma solo in apparenza. “L’asta si esegue ancora in Pesetas” confessa Youssef, “poi si fa una rapida conversione in Euro e si paga in contanti. Solo dopo si può iniziare a vendere al pubblico, ma le cose non vanno così bene. C’è la crisi, la gente compra solo se svendi tutto a uno o due euro.” E il surplus? “Quello lo si invia in Marocco via nave, là si riesce a vendere tutto ciò che qui si rifiuta”.
Più che un viaggio nello spazio, Encants Vells è un viaggio nel tempo. Nel recinto comunale il tempo sembra essersi fermato in un remoto passato. Lo dimostrano gli edifici fatiscenti e le contrattazioni in una moneta scomparsa da più di dieci anni. Anche la cartellina in legno di Ramon ne risente: gli innumerevoli colpi di martello l’hanno consumata fino a rendere visibili sul lato opposto i fogli bianchi delle compravendite. Il passaggio del tempo lo si deduce in ogni singolo oggetto: ciascuno ha una storia alle spalle, una storia che qui può venire riscattata, godere di una seconda possibilità.
In questi giorni anche l’intero mercato sta per iniziare una nuova fase della sua esistenza: a breve si trasferirà in un nuovo spazio di Piazza Glòries, a pochi metri da quello attuale, ma sotto un modernissimo tetto di specchi. Un’istallazione moderna, in netto contrasto con l’antichità della merce scambiata, con tanto di bar e ristoranti. Questo che fu un rifugio commerciale in tempi difficili, l’ikea del dopoguerra, dei migranti, e in tempi recenti degli Erasmus di ogni paese, dovrà adattarsi in fretta al piccolo commercio di gente armata di reflex, a caccia di strani souvenir. Di sicuro ci si guadagnerà in affluenza, perché il mercato entrerà a pieno titolo nel circuito turistico della città, ma inevitabilmente si perderà parte dell’incanto che da centinaia di anni il luogo trasmette, con spontanea leggerezza.
Tutt’intorno nessuno sembra accorgersi dell’imminente cambiamento, per attirare gli sguardi i venditori gridano “A euro, a euro!”. Qualcuno per rilanciare la contrattazione con una signora indecisa azzarda il sempre classico “Guapa, te lo regalo!”. Nel trasloco qualcuno di essi rimarrà per strada: nel nuovo mercato non c’è posto per tutti. Ma questo pare riguardare il futuro, anche se prossimo. Al momento vincono ancora la spontaneità e la felicità che da sempre il gioco delle trattative e il senso degli affari impongono.
Incurante dell’energico vociare, il sole raggiunge il punto più alto, il calore si fa insopportabile e alcune donne con il velo si spostano in coppia cercando le occasioni della giornata.
Il Marocco vero non dev’essere poi molto diverso, ma la Torre Agbar, che troneggia sullo sfondo, ricorda che questa è la Barcellona del ventunesimo secolo.
Nota dell’autore. Al momento non è dato sapere il giorno esatto del trasloco: alcuni ritardi nei lavori hanno fatto slittare l’inaugurazione prevista per la fine di Giugno. Il consiglio, se passate da Barcellona, è quello di tuffarvi nel vecchio mercato, finché c’è tempo. Aperto Lu-Me-Ve-Sa dalle 9.00 alle 17.00. Per assistere all’asta Lu- Me-Ve dalle 7.15 alle 9.00.
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